lunedì 4 aprile 2011

I furbetti del quartierino e l'ex Governatore Antonio Fazio: una storia poco edificante

Antonio Fazio e Giampiero Fiorani
Ai tempi di Carli, Baffi, Ciampi, la Banca d’Italia è stata l’istituzione italiana più rispettata nel mondo. Antonio Fazio - Governatore di BI dal 1993 al 2005 - è riuscito in pochi mesi a distruggere una credibilità secolare, che Mario Draghi sta con successo ristabilendo.

Ci ha colpito quindi una lettera di qualche settimana fa – 10 marzo 2011 – al Corriere della Sera di Angelo De Mattia – strettissimo collaboratore di Fazio in Banca d’Italia. De Mattia replica a un articolo del vicedirettore del Corriere Massimo Mucchetti sostenendo con vigore il governatorato di Antonio Fazio che “abbattè drasticamente l’inflazione e le relative aspettative”.

Noi vorremmo mettere nella giusta prospettiva le pur corrette indicazioni di De Mattia. Infatti non condividiamo assolutamente la chiusura della lettera, dove leggiamo: “Speriamo che si possa arrivare, sia pure lentamente, a riconoscere i meriti, sulla base di un’analisi rigorosa, che non ceda agli “idola fori" (idoli della piazza vociante, ndr).

Un po’ di storia.

Antonio Fazio, ex Governatore BI
Fazio ha cercato di imporre le sue strategie di consolidamento. Così, sia per preservare equilibri costruiti in decenni, sia per riaffermare la propria centralità, la Banca d’Italia ha frenato diverse operazioni di aggregazione che avrebbero potuto creare già alla fine del 1999 intermediari di calibro europeo.

Nella primavera 1999 in modo contemporaneo vengono lanciate due OPS da parte di:

1) Unicredito (risultato della fusione tra il Credito Romagnolo e il Credito Italiano, e successivamente della Cassa di Risparmio di Torino e Cassa di Risparmio di Verona) nei confronti della Banca Commerciale Italiana (la mitica Comit di Raffaele Mattioli);

2) SanPaolo-IMI nei confronti di Banca di Roma (risultato della fusione tra Banco di Roma, Banco di Santo Spirito e Cassa di risparmio di Roma).

Antonio Fazio non boccia formalmente le OPS, ma le fa cadere per mancanza di autorizzazione. L'informativa preventiva per le operazioni che comportano l'acquisizione del controllo di una banca andava fatta alla Banca d'Italia (successivamente il Governatore Draghi abolì la necessità di informativa preventiva e dell’autorizzazione) almeno sette giorni prima della convocazione del consiglio d'amministrazione al quale si intende sottoporre l' operazione. Le regole di vigilanza erano state fissate dal governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, davanti al CICR, Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio. Fazio ribadì la necessità che ogni banca che vuole assumere il controllo di un'altra debba sempre informare via Nazionale prima di portare l'operazione in cda e di renderla nota al mercato.

Salvatore Bragantini
Bragantini -ex commissario Consob - si domanda allora quale è la motivazione del comportamento della nostra banca centrale davanti alle due OPA: “L’errore di chi ha lanciato l’OPA è di aver dato retta alle leggi e ai regolamenti della Consob, e non alle nobili consuetudini delle alzate di sopracciglia o alle strizzate d’occhio (nods and winks, secondo gli inglesi) come forma di approvazione, o disapprovazione, da parte della Banca Centrale”. Inutile fu l’intervento di Mario Monti, allora Commissario Europeo preposto alla concorrenza, che rimarcò che gli interventi delle banche centrali in tema debbono essere noti a priori, ragionevoli, non discriminanti e applicati in modo coerente nel tempo.

Con ritardo, le forze di mercato - una volta che Mario Draghi ha sostituito il compromesso Antonio Fazio alla guida della Banca d’Italia - hanno portato alla creazione in Italia di intermediari creditizi di stazza europea. L’autorevolezza di Mario Draghi è così forte in ambito internazionale – in assoluto la personalità più credibile che abbia oggi l’Italia nel mondo – che è stato nominato chairman del Financial Stability Board.
Guido Rossi
Guido Rossi: “Non resta più nulla di quella sacralità della Banca d’Italia che per decenni era stata rispettata nel mondo intero. Fazio l’ha distrutta con il suo esercizio opaco della vigilanza come strumento di potere. Questa non è una storia che comincia con le scalate bancarie del 2005. Non dimentichiamo che gli scandali Cirio e Parmalat erano stati scandali soprattutto di carattere finanziario...Il concetto di italianità è una versione di protezionismo straccione, che si riduce alla spartizione degli sportelli. Perchè non ha esercitato i suoi poteri di controllo quando occorreva davvero? Si ripete la storia di Sindona e di Calvi...Fazio ha distrutto l’istituzione arroccandosi di una gestione meschina della vigilanza, perchè era l’unico strumento di rivincita che gli restava dopo aver perso il potere sul cambio e sulla moneta, che è finito alla Banca centrale europea" (Capitalismo opaco, a cura di Federico Rampini, Laterza, 2005).


Giampiero Fiorani
I fatti. Siamo nel 2005. L’11 maggio 2005 la Consob denuncia un patto occulto tra gli scalatori italiani della Banca Antonveneta, banca voluta sia dalla Banca Popolare di Lodi guidata da Giampiero Fiorani che agli olandesi di Abn-Amro. L'immobiliarista Ricucci in una intercettazione definì con notevole sagacia il gruppo di scalatori occulti "I furbetto del quartierino".
Dai documenti risulta che la Popolare di Lodi possiede in proprio il 30% dell’Antonveneta ma grazie ad amici nell’ombra è arrivata a controllare il 40%. Secondo la Consob, Fiorani ha eluso la legge sull’OPA, che impone di lanciare un’OPA al superamento di quota 30%. A Lodi arrivano gli ispettori della Banca d’Italia e scoprono cose inenarrabili. La relazione degli ispettori arriva sul tavolo di Claudio Clemente – capo del Servizio Vigilanza sugli Istituti di Credito di Banca d’Italia – e di Giovanni Castaldi – capo del Servizio Normativa di Vigilanza. Questa relazione – fortemente negativa – induce Clemente e Castaldi a dare un parere motivato negativo “immodificabile”. A questo punto interviene il Governatore Fazio che – per la prima volta nella storia della Banca – scavalca le strutture tecniche e nomina tre esperti esterni, tra i quali brilla l’avvocato Gambino, avvocato del banchiere mafioso Michele Sindona mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli .
In poche ore i legulei ad hoc di Fazio rispondono che il piano di Fiorani per il rientro nei parametri di vigilanza è validissimo e quindi forniscono a Fazio il parere voluto. Al Governatore spetta la scelta tra il giudizio dei dirigenti della Banca d’Italia o l’ex avvocato di Sindona. Chi sceglie Fazio? Il parere di Gambino, Ferro Luzzi e Merusi. La moglie di Fazio, la signora Rosati, conversando al telefono con Fiorani, definì il gruppo guidato da Clemente “i mascalzoni della Vigilanza”. Quindi in casa Fazio i mascalzoni sono i massimi dirigenti della Banca d'Italia e invece "i meglio" sono i "furbetti del quartierino". Per la cronaca i pm milanesi hanno chiesto per l'imputato Antonio Fazio - a febbraio 2011 - una condanna di 3 anni e una multa di 100.000 Euro per concorso in aggiottaggio.

Da Il Sole 24 Ore (del 20.12.2005, Mara Monti): ”Chi firmò il via libera all'Opa? Nella procedura normale sarebbe toccato a Frasca. « Non lo so » , dice Fiorani. « Non lo sa? » risponde Fusco. E Fiorani: « No » . « Davvero? allora glielo dico io: Angelo De Mattia » . Dunque, è il capo della segretaria della Banca d'Italia ad avere controfirmato l'autorizzazione all'Opa: sulla lettera nessuna sigla della vigilanza oppure del direttorio, perchè non c'era nessuno all'interno della Banca d'Italia d'accordo con quella operazione. E De Mattia probabilmente non si rendeva conto di quello che aveva firmato. Quel De Mattia di cui Fiorani, nelle intercettazioni telefoniche, dice: « Mi sono dovuto ricredere, è intervenuto molto bene, molto fattivamente » .

E' passata da 12 minuti la mezzanotte dell'11 luglio 2005, Fazio telefona a Fiorani (amministratore delegatodella Banca Popolare di Lodi, diventata Banca Popolare Italiana-BPI) il via libera all'Opa:
Fazio: «Ti ho svegliato?».
Fiorani: «No, no, guarda sono qui a Milano ancora a parlare con i miei collaboratori».
Fazio: «Va beh, ho appena messo la firma, eh».
Fiorani: «Ah Tonino... io sono commosso, con la pelle d'oca, io ti ringrazio, io ti ringrazio... Guarda, ti darei un bacio in questo momento, sulla fronte ma non posso farlo... So quanto hai sofferto, prenderei l'aereo e verrei da te in questo momento se potessi».
Fazio: «Va anche detto a Gigi, che adesso avvertiamo, di non parlarne, per un po' di giorni deve stare lontano da qua».
Fiorani: «Esatto, ci siamo capiti, bravissimo... perché poi, ogni volta, era un messaggio per... Io non volevo che il nostro rapporto personale fosse tale da influenzarti in qualunque cosa, il rapporto era tuo, solo tuo... e di questo il Paese oltre a Gianpiero ti saranno per sempre grati, veramente».

Come fa Fiorani a entrare in continuazione in Banca d'Italia per incontrare Fazio senza dar troppo nell'occhio? In incognito, facendosi passare per un dipendente. Alle 18.43 del 5 luglio lo documenta un rapporto degli inquirenti. «Fiorani entra in Banca d'Italia senza presentarsi in portineria» . Prima, però, «chiama una dipendente perché avvisi il portiere, al quale poi passa materialmente il proprio cellulare, e lo mette in contatto con la sua interlocutrice» . E sul cellulare, intercettato, si sente la donna rassicurare il portiere: «Pronto... Il collega può entrare, lo stiamo aspettando» .
Un vigilato che viene fatto passare dal retro dal Vigilante, che con lui poi concorda come rimettere a posto i requisiti di Vigilanza. Non si era mai visto prima.
Del resto, qualche accortezza l'aveva suggerita lo stesso Governatore al banchiere della Bpi.
Fazio: «Allora, se tu vieni da me verso le 15, le 15.30, stiamo insieme un'ora, un'ora e mezzo... diciamo... perché voglio verificare un insieme di cose» .
Fiorani: «Sì, sì, va bene».
Fazio: «Allora... l'unica cosa... passa come al solito... dal dietro... dietro di là» . «Va bene, sennò sono problemi».

Abbiamo ricordato qualche giorno fa il Governatore Paolo Baffi , massimo tutore dell’indipendenza e dell’imparzialità del vigilante. Ma vogliamo solo pensare a un paragone con Fazio? Suvvia.

Chi scese in campo allora per difendere l’indifendibile Antonio Fazio? L’Osservatore Romano, l’organo di stampa del Vaticano. Ma cosa c’entra la Chiesa con i problemi delle banche italiane? Dopo ciò che è accaduto con lo IOR e il Banco Ambrosiano, il Vaticano dovrebbe osservare un rigoroso silenzio. Ma tutto è permesso al Vaticano. Anche far seppellire il capo della Banda della Magliana – Enrico de Pedis - a Sant’Apollinare, di fianco ai Papi.

Dottor De Mattia, ma far entrare un banchiere vigilato dalla porta di servizio per trattare con lui il “taroccamento” dei requisiti patrimoniali e confutare i pareri dei massimi dirigenti della Banca d’Italia è ammissibile per un Governatore di Banca d’Italia?

Stiamo cedendo agli idoli della piazza, agli "idola fori”?
Noi la pensiamo come Joseph Pulitzer - giornalista ed editore, da cui il Premio Pulitzer: "Un'opinione pubblica ben informata è la nostra Corte Suprema".

1 commento:

  1. Leggiamo oggi sui giornali che i sostituti procuratori Orsi e Ruta hanno chiesto 3 anni e 6 mesi per Antonio Fazio, in relazione alla scalata alla BNL da parte di Unipol Banca. "La Banca d'Italia è stata motore immobile della tentata scalata di Unipol a BNL...Fazio fu il regista dell'operazione quando ancora nessuno degli altri soggetti che poi sarebbero intervenuti era attivo...Egli pose le premesse per trovare qualcuno che facesse l'operazione...Unipol fu quasi raccolta per strada..gli venne data la forza per tentat l'impresa di scalare la BNL". Così il mesto quadro accusatorio dei pm.

    RispondiElimina