lunedì 11 marzo 2013

La finanza brutta e cattiva

L'altro giorno mia moglie mi ha informato dell'uscita a breve di un film americano sul mondo della finanza. Il titolo originale è "Arbitrage", ossia arbitraggio, operazione finanziaria che consiste nel comprare e vendere un'attività finanziaria su mercati diversi (o geografici, o a pronti/termine), al fine di ottenere un profitto modesto ma senza rischio.
Il film uscirà in Italia - con attori star quali Richard Gere e Susan Sarandon - con il titolo di "La Frode. Sesso potere e denaro sono il tuo miglior alibi". Eh, che palle! La finanza è sempre rappresentata come brutta e cattiva. Ma non è sempre vero. e soprattutto, fino a quando in Italia la finanza verrà considerata il male assoluto, le banche brutte e cattive perchè non prestano alle imprese (e le sofferenze per miliardi di euro chi le paga?), non andremo da nessuna parte.

E' utile quindi riprendere l'opinione di Ignazio Visco, Governatore della Banca d'Italia, che venerdì scorso a Roma è intervenuto all'Accademia dei Lincei.
Riprendo un passaggio chiave del suo intervento: "Lo sviluppo della finanza, consentendo una maggiore diversificazione del rischio e rendendo i servizi finanziari accessibili a un maggior numero di paesi e di imprese, può essere un importante strumento di sviluppo economico (...).
La finanza è stata a lungo considerata come un’attività moralmente dubbia. Amartya Sen, nell’intervento tenuto oltre venti anni fa per la prima Lezione Paolo Baffi di Moneta e Finanza in Banca d’Italia, si chiedeva: “come è possibile che un’attività tanto utile sia stata giudicata così dubbia sotto il profilo etico?”. Sen ricordava una serie di episodi della storia antica: Gesù che caccia i mercanti di denaro dal tempio, Solone che cancella i debiti e vieta molte forme di credito nell’antica Grecia, Aristotele che definisce l’interesse come un’innaturale e ingiustificata riproduzione del denaro dal denaro".

L'atteggiamento di sfiducia in Italia verso la finanza è strutturale. Oscilla ma il dato di fondo è che la finanza è il male.
Nel corso delle prime lezioni all'Università di Castellanza, ho consigliato agli studenti di leggere con attenzione la prefazione dell'aureo libro di testo Mottura/Forestieri "Sistema Finanziario", dove si legge: "Il sistema finanziario è una struttura fondamentale dell'economia reale poichè ne migliora sostanzialmente il funzionamento, l'efficienza e la capacità di produrre ricchezza". Alla fine ho detto: "Fate delle belle fotocopie così alla prima occasione, quando sentite delle castronerie sulla finanza brutta e cattiva, la tirate fuori e la lasciate al vostro interlocutore".

Sempre Visco scrive con saggezza: "Come ricorda Amartya Sen, la finanza “svolge un ruolo importante per la prosperità e il benessere delle nazioni”3. È fondamentale per la condivisione e l’allocazione dei rischi, specie per le società e gli individui meno abbienti, poiché l’avversione al rischio diminuisce all’aumentare della ricchezza. È fondamentale per trasferire le risorse nel tempo e rimuovere i vincoli di liquidità che ostacolano lo svolgimento dell’attività economica e la messa a frutto delle idee, per promuovere lo sviluppo, specie favorendo l’innovazione.
Ignazio Visco

In effetti, la storia offre innumerevoli esempi di “buone” innovazioni finanziarie. Si pensi alle “lettere di cambio” introdotte dai mercanti italiani nel Medioevo: furono probabilmente la prima fattispecie di moneta fiduciaria e diedero ampio impulso al commercio. Più di recente, si consideri lo sviluppo del “microcredito” dagli anni Settanta del secolo scorso, un’innovazione che ha aumentato l’inclusione finanziaria, consentendo ai più poveri di ottenere credito per far fronte a malattie o altri shock temporanei. Si ricordi, infine, il ruolo svolto, negli ultimi vent’anni, dal “venture capital” nella promozione di imprese innovative di successo come Apple, Intel e Google".

Google l'anno scorso ha assunto nella sola New York 2.000 ingegneri. E noi siamo qui con più di 2 milioni giovani tra 15 e 29 anni nullafacenti - definiti Neet, not in employment, noti in education or training - e ci divertiamo a dare addosso alla finanza. Continuamo a bastonarci le palle come Tafazzi, perseguiamo nella strategia bashing finance. La disoccupazione aumenterà.

6 commenti:

  1. Sui neet new record http://www.lastampa.it/2013/03/11/italia/cronache/boom-di-giovani-neet-sono-il-GQ37AzL74j7GTfX7GgXfMM/pagina.html?wtrk=cpc.social.Twitter

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    1. Caro Beniamino,
      sono d'accordo con te.
      Però una riflessione su "questa" finanza, quella delle banche che prestano agli amici ormai decotti, dei pareri "indipendenti" de noantri, quella delle banche che non capiscono più nulla del mestiere dei propri clienti (dove sono i mitici settoristi), quelle che fino a qualche tempo fa se non fai il ROE del 9% sei uno sfigato (e quindi abbassi l'Equity), etc. ebbene una riflessione sul perchè proprio non piacciono va fatta.
      E seriamente, senza grillismi dannosi.
      Grazie ed a presto,
      Gianfranco

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  2. Professore, in genere condivido le sue analisi, ma queata apologia della finanza mi pare perlomeno parziale.
    E' indubbio che la finanza e' una componente fondamentale del sistema economico, per le varie ragioni riportate. Non si puo' pero' ignorare il problema presentato dall'eccesso di finanza. Quando le transazioni finanziarie raggiungono dimensioni molto superiori a quelle dell'economia reale (l'ultima volta che ho controllato, i futures sul petrolio erano 100 volte di piu' delle transzioni reali), la finanza diventa un'attivita' fine a se' stessa, che non produce valore aggiunto ma si limita a drenare risorse dal resto dell'economia a vantaggio degli operatori finanziari. Oggi infatti i detentori finali di capitale ricevono interessi irrisori, in genere, mentre i "ricevitori" finali pagano salati interessi, perche' in mezzo devono pagare un gigantesco sistema di commissioni e ricarichi. Il tutto, senza nessun effettivo beneficio per l'economia reale, dato che le funzioni positive della finanza (distribuzione dei rischi, allocazione dei capitali alle idee imprenditoriali valide, ecc.) potrebbero essere svolte da un sistema finanziario infinitamente piu' piccolo di quello attuale. Non solo, ma l'abnormita' del sistema, e la sua componente multinazionale, rendono inefficace qualunque politica economica che cercasse di indirizzare inqualche modo la situazione (sto drammatizzando e banalizzando, ma spero che il nocciolo del discorsosia chiaro). Anche, ho l'impressione (ma non saprei provarlo) che l'attuale realta' del sistema finanziario sia una componente importante delle crescenti inequalita' di reddito nelle economie occidentali. Infine, la finanza assorbe - parlo degli USA adesso - una gran parte delle risorse migliori del Paese - giovani laureati che creerebbero maggior valore aggiunto nell'economia reale.

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    1. Sul tema della finanza che ruba talenti all'economia ho scritto in passato citando Esther Duflo, eccezionale economista francese che lavora negli States:
      http://archivio.lavoce.info/articoli/pagina1000730.html

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    2. Sospettavo che le mie teorie non fossero originali al 100% ! grazie della segnalazione, non conoscevo la Durflo. Sarebbe interessante capire le ragioni dell'abnormita' della finanza. Negli altri settori, la dimensione del mercato e' determinata dai meccanismi di domanda e offerta. Il settore finanziario invece cresce oltre il livello utile, e non si attivano i meccanismi di compensazione (discesa dei prezzi, uscita degli operatori marginali ecc.). Qualcuno ha studiato questa incongruenza ?

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  3. Ricevo e volentieri pubblico:

    "Stavolta non sono d'accordo. quello che chi lavora in finanza (non solo loro, certo) hanno rubato, sì, rubato nei secoli (dai Medici fino a MPS) e non certo solo in Italia, ma anzi sopratutto nei paesi anglossassoni grida vendetta davanti a Dio".

    Alessandro C.

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