lunedì 27 maggio 2013

Le donne multitasking sono la salvezza del Belpaese. Incoraggiamo le donne a lavorare!

Sabato 4 maggio si è svolto sul Monte Rosa il Trofeo Mezzalama, una delle gare di sci-alpinismo più complete al mondo. Si parte dai 2.020 metri dall'arrivo delle piste di Cervinia fino ai 3.800 del colle del Breithorn, dove si fa veramente la selezione delle 300 squadre in lizza, ognuna composta da 3 atleti. Tempo massimo per questo primo cancello - da cardiopalma: due ore e mezza. Per chi ce la fa, si apre lo spazio del ghiacciaio. Metà dei 45 chilometri di corsa sono sopra i 3.800 metri, un terzo oltre i quattromila".
Nel 2011 il vento del Nord congelò decine di atleti, non coperti a sufficienza. Le squadre di soccorso dovettero intervenire.
Il Trofeo Mezzalama - in nome è indicativo - è ritenuta la più massacrante tra le competizioni di sci alpinismo in alta quota: 45 km di gara, 2.812 metri di dislivello in salita, 3.145 in discesa.

Mi ha appassionato la storia della skyrunner Gloriana Pellissier - due figli, un marito e un lavoro part time, prima di entrare nell’esercito nel 2006. La maratoneta delle nevi, già vincitrice per quattro edizioni - del Trofeo Mezzalama.
Una donna tostissima, che dimostra come le donne multitasking siano degli esempi da imitare. Sentiamola: “Sono convinta che le donne saranno presto in grado di accorciare le distanze rispetto ai tempi degli uomini. In queste attività ci vuole determinazione, bisogna saper stringere i denti e utilizzare le proprie energie fino all’ultima goccia. La testa conta quanto il fisico. Pur essendo più forti, molti uomini mancano di questa determinazione. Del resto non è così anche nella vita? Io mi alleno tutto il giorno, ma poi devo tenere la casa, fare la spesa, lavare e stirare, fare la mamma e la moglie. E’ una scuola durissima, che mi viene buona in gara sui ghiacciai e sulle creste, quando capisco che anche i limiti più estremi possono essere superati”.

In un’altra intervista di anni fa Gloriana disse: “Gli allenamenti sono molto faticosi e più lunghi rispetto alla corsa classica, ma questo non mi spaventa, anzi mi dà nuovi stimoli per continuare. Sono una persona a cui piace emergere, vincere... e non esiste buon piazzamento che possa sostituire il profumo di una vittoria. Ogni vittoria mi regala una grande carica che mi spinge ad allenarmi di più. E' uno sport duro, il fisico ti chiede in continuazione di mollare invece devi resistere, soprattutto con la testa. Inutile far finta che non ci siano sacrifici da fare, ci sono eccome! Devo allenarmi tutti i giorni, anche per 3- 4 ore. Ed è faticoso, stancante, a volte doloroso. Ma la soddisfazione di superare i propri limiti è unica. Pian piano l' organismo impara a conoscere fin dove può arrivare e questo è bellissimo”.

La mia amica imprenditrice Cav. Linda Gilli – Presidente di Inaz - spesso mi racconta come le donne che tornano dalla maternità siano fantastiche nel risolvere problemi e nel rientrare con passione ed equilibrio nella vita lavorativa.

Linda Gilli
Linda Gilli in un agile intervento all’interno di Impresa responsabilità imprenditoriale e flessibilità del lavoro, (M. Vitale, P. Ichino, L. Gilli, Piccola Biblioteca d’impresa, Inaz, 2009) spiega: “Per la lavoratrice si tratta di trovare le condizioni di rientrare in azienda in un contesto favorevole e compatibile con la nuova condizione familiare. Per l’azienda si tratta di mantenere il più possibile le persone di valore in azienda. Per esempio, in un’azienda di servizi nell’area informativa come la nostra, le donne hanno un ruolo e un’influenza decisiva. Le donne hanno una cura quasi materna del cliente, e questo per noi è importante. Hanno un alto livello scolastico, spesso universitario, un’ottima conoscenza della normativa”.


Come ci spiega Daniela del Boca su lavoce.info “In Italia il tasso di occupazione femminile è pari al 48 per cento, dato non diverso da quello registrato all'inizio del decennio. I maggiori problemi per le donne italiane nascono, ancora, dalla difficoltà a conciliare lavoro e famiglia. Una difficoltà che mette le donne (e ancora solo loro) di fronte alla scelta tra avere un lavoro e avere dei figli. Il risultato è che sia il tasso di occupazione femminile sia il tasso di natalità continuano a rimanere bassi.

Da ormai un decennio i tassi di fecondità in Italia si sono assestati intorno a 1,4 figli per donna. In attesa di una condizione lavorativa più stabile, i giovani postpongono sempre di più l’età in cui hanno il primo figlio e così la probabilità di non avere figli o di averne uno solo aumenta.

Il terzo nodo cruciale è la povertà infantile, il cui tasso, in Italia, si attesta al 15 per cento. La percentuale sale però al 22 per cento quando solo uno dei due genitori ha un lavoro. Il lavoro delle madri è un importante strumento di protezione dei figli dal rischio di povertà. Nei paesi dove le madri lavorano di più, i figli sono meno poveri. L'Italia, come si vede dal grafico 1, è uno dei paesi con più alti tassi di povertà e più bassi tassi di partecipazione. La flessibilità degli orari di lavoro svolge ancora un ruolo limitato nell’aiutare i genitori a conciliare lavoro e famiglia: meno del 50 per cento delle imprese con 10 o più dipendenti offre flessibilità ai propri dipendenti e il 60 per cento dei lavoratori dipendenti non è libero di variare il proprio orario di lavoro".

Nel Nord Europa – dove i tassi di occupazione femminile sono elevati – si tutela concretamente la famiglia. In Italia si parla di famiglia e poi non si fa nulla. Nel Sud Italia - dove non esistono nè asili nidi, nè il tempo pieno scolastico - i tassi di occupazione femminile sono tra i più bassi d'Europa.

A noi italiani piace parlare, bla bla bla. Solo chiacchiere e distintivo, direbbe Robert De Niro. Quando ci occuperemo dei problemi veri e di come risolverli?

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