venerdì 21 giugno 2013

La strage di Ustica non è ancora chiarita a 33 anni dal 27 giugno 1980

"Un missile provocò la strage di Ustica. La Cassazione condanna lo Stato a risarcire", così ha titolato il Corriere della Sera nel gennaio scorso. Nè bomba, nè cedimento strutturale. Fu un missile, o più di uno. Per la prima volta una sentenza definitiva ricostruisce una responsabilità, sempre negata, delle amministrazioni. Ci sono voluti 33 anni per vedere accogliere dalla Suprema Corte che la tesi che ad abbattere il DC9 dell'Itavia fu un missile "è abbondantemente e congruamente motivata".
Purtroppo non sappiamo ancora chi ha sparato il missile. I francesi, gli americani, i libici?

Quando risento la voce di Davide Paolini che grida le richieste di contatto, una volta perso il segnale radar, della Torre di Controllo di Ciampino al DC-9 Itavia, ho i brividi: “India Hotel 870, rispondete, India Hotel 870 rispondete”. Ma l’aereo Itavia con codice di volo IH870 partito da Bologna e diretto a Palermo è già inabissato in mare colpito nella parte anteriore destra da un caccia francese in manovra di attacco, con l’obiettivo di centrare l'aereo - nascosto sotto la pancia del DC-9 - del Colonnello Gheddafi, capo supremo della Libia e osteggiato dalle potenze occidentali.

Gheddafi riuscì – avvertito dal controspionaggio italiano – a virare verso Malta. Un suo aereo della scorta, un MIG-23MS, venne colpito e cadde sulla Sila.

Tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio – 81 persone - morirono.

Il fantastico giornalista Andrea Purgatori ha dedicato gran parte della sua vita a svelare i misteri della battaglia aerea sul Tirreno di 32 anni fa.

In uno dei suoi articoli sul Corriere della Sera su queste vicende, il giornalista ripercorre con meticolosità i fatti: “La vera «bomba» della strage di Ustica sono le tracce radar di quattro aerei militari ancora formalmente «sconosciuti» - due/tre caccia e un Awacs - su cui la Nato, dopo una rogatoria avanzata un anno fa dalla Procura della Repubblica di Roma (con il sostegno operativo ma silenzioso dell'ufficio del consigliere giuridico del capo dello Stato), sta decidendo in questi giorni se apporre le bandierine d'identificazione. Tutti gli indizi portano allo stormo dell'Armée de l'air che nel 1980 operava dalla base corsa di Solenzara. Lo stesso contro cui puntò il dito pubblicamente (poi anche a verbale) Francesco Cossiga. Forse dopo aver saputo che i caccia francesi avevano lasciato le loro impronte su un tabulato del centro radar di Poggio Ballone (Grosseto), miracolosamente non risucchiato dal buco nero che dalla sera dell'esplosione del DC-9 Itavia aveva ingoiato nastri, registri e persino la memoria di tanti testimoni”.

Prosegue Purgatori: “Ma il radar di Poggio Ballone (Grosseto), all'epoca uno tra i più efficienti, aveva visto che tre di quegli aerei provenivano da Solenzara e a Solenzara erano rientrati dopo l'esplosione del DC9 Itavia. E il quarto - un aereo radar Awacs - era rimasto in volo sopra l'isola d'Elba registrando tutto ciò che era accaduto nel raggio di centinaia di chilometri, quindi anche a Ustica. Sarà un caso che il registro della sala radar con cui si sarebbero potuti incrociare i dati del tabulato non fu trovato durante il sequestro ordinato dal giudice istruttore Rosario Priore e che l'Aeronautica lo consegnò cinque giorni dopo senza il foglio di servizio del 27 giugno 1980? Sarà un caso che Mario Dettori, uno dei controllori, dichiarò a moglie e cognata che si era arrivati «a un passo dalla guerra» e poi fu trovato impiccato a un albero? Sarà un caso che il capitano Maurizio Gari, responsabile del turno in sala radar e perfettamente in salute, sia morto stroncato da un infarto a soli 32 anni? Sarà un caso che i capitani Nutarelli e Naldini, morti anche loro nella disastrosa esibizione delle Frecce tricolori nel 1988 a Ramstein, con il loro TF 104 abbiano incrociato quella sera tra Siena e Firenze il DC9 sotto cui si nascondeva un aereo militare sconosciuto e siano rientrati alla base di Grosseto segnalando per tre volte e in due modi diversi l'allarme massimo come da manuale (codice 73)?

Ritengo importante ricordare anche le battaglie del senatore - un galantuomo - Libero Gualtieri, che ebbe a dire (aprile 1992): "Come i magistrati assegnati all'inchiesta hanno potuto accusare, ancor prima di attendere l'accertamento definitivo sulla meccanica dell'incidente, numerosi alti ufficiali dell'Aeronautica e dei Servizi di aver depistato le indagini e ostacolato l'attività dei vari organi inquirenti, così per la Commissione è possibile indicare al Parlamento le responsabilità dei poteri pubblici e delle istituzioni militari per avere trasformato una "normale" inchiesta sulla perdita di un aereo civile, con tutti i suoi 81 passeggeri, in un insieme di menzogne, di reticenze, di deviazioni, al termine del quale, alle 81 vittime, se ne è aggiunta un'altra: quell'Aeronautica militare che, per quello che ha rappresentato e rappresenta, non meritava certo di essere trascinata nella sua interezza in questa avventura".

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del “Giorno della memoria” del 2010 dedicato alle vittime del terrorismo, affermò che “intrecci eversivi”, “forse anche intrighi internazionali, opacità di comportamenti da parte dei corpi dello Stato e inefficienza di apparati, hanno allontanato la verità sulla strage del DC-9”.

Visto che sono tanti gli studenti che seguono questo blog, consiglio loro di recuperare in cassetta/dvd il film “Muro di gomma”, diretto da Marco Risi , che descrive in modo commovente come le istituzioni, i militari, i Capi di Stato Maggiore dell’Aeronautica osteggiano ogni giorno la ricerca della verità.

I militari hanno sempre sostenuto la tesi del cedimento strutturale dell’aereo, contro ogni logica e contro una marea di prove. Ma tant’è, l’opacità è il maggior riferimento culturale di questo Paese.

La compagnia aerea Itavia, incalzata dalle accuse, nonostante il battagliero presidente Davanzali, venne costretta a chiudere. "Una compagnia distrutta da una menzogna", dirà più tardi Giuliano Amato, in commissione Stragi.

Nel film una bravissima Angela Finocchiaro ricorda la figura di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della Strage Ustica, che anche in Parlamento si è battuta per la verità. E l’attore purtroppo scomparso Corso Salani interpreta un giornalista investigativo, Rocco Ferrante (alias Andrea Purgatori), che non si arrende davanti alle menzogne del potere.

Così si chiude il film, con Ferrante che zuppo d’acqua trasmette ai dimafoni il suo articolo: “Ci sono voluti dieci anni, dieci anni di bugie, dieci anni di perché senza risposta. Perché chi sapeva è stato zitto? Perché chi poteva scoprire non si è mosso? Perché questa verità era così inconfessabile da richiedere il silenzio, l'omertà, l'occultamento delle prove? C'era la guerra quella notte del 27 giugno 1980: c'erano 69 adulti e 12 bambini che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano il giornale, o giocavano con una bambola. Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi non dovevamo sapere: hanno manomesso le registrazioni, cancellato i tracciati radar, bruciato i registri, hanno inventato esercitazioni che non sono mai avvenute, intimidito i giudici, colpevolizzato i periti. E poi, hanno fatto la cosa più grave di tutte: hanno costretto i deboli a partecipare alla menzogna, trasformando l'onestà in viltà, la difesa disperata del piccolo privilegio del posto di lavoro in mediocrità, in bassezza. Ora, finalmente, mentre fuori da questo palazzo, dove lo Stato interroga lo Stato, piove, a molti sembra di vedere un po' di sole. Aspetta. Queste ultime tre righe non mi piacciono. Aggiungi soltanto... Perché?”

P.S.: Io su Ustica ho letto l’inverosimile. Per ulteriori approfondimenti vi consiglio:

Blog sulla Strage di Ustica: http://blog.libero.it/ustica/2648703.html
http://www.comune.bologna.it/iperbole/ustica/
http://www.stragediustica.info/
A. Purgatori, D. Bonfietti e M. Serra, Com’è profondo il mare, Cuore, 1994
Claudio Gatti, Gail Hammer, Il quinto scenario, Rizzoli, 1994
D. Lucca, P. Miggiano, A. Purgatori, A un passo dalla guerra. Storia di un segreto inconfessabile, Sperling & Kupfer, 1995
D. Biacchessi e F. Colarieti, Punto Condor. Ustica il processo, Pendragon, Itavia, 2002
E. Amelio, A. Benedetti, IH870. Il volo spezzato. Strage di Ustica: le storie, i misteri, i depistaggi, il processo, Edito da Editori Riuniti, 2005
D. Del Giudice e M. Paolini, I-TIGI Canto per Ustica (libro + DVD), Einaudi, 2009
G. Fasanella, R. Priore, Intrigo internazionale, Chiarelettere, 2010

4 commenti:

  1. Non capisco una cosa: perchè dare addosso quasi esclusivamente ai vertici/quadri militari sulla questione quando è autoevidente che si tratta di scelta politica di cui loro furono la cinghia di trasmissione/esecutori.

    RispondiElimina
  2. Caro Marcello, a 33 anni di distanza qualche militare può anche trovare il coraggio e parlare, no?

    RispondiElimina
  3. Il tempo purifica tutto : addirittura santifica, in certi casi.
    Poi, con il dominio della comunicazione, diventa anche più facile.
    Credo proprio che sia ora di lasciare il passo...

    RispondiElimina
  4. L'Italia è sempre stata e continua ad essere uno stato a sovranità limitata. Non sarebbe mai nata senza l'assenso di Francia e Gran Bretagna. C'era la guerra fredda e qualche volta si scaldava. E' terribile, 81 persone uccise e mai difese per ragione di Stato (a sovranità limitata)

    RispondiElimina