giovedì 26 settembre 2013

Il caso Telecom Italia: l'azionista di minoranza sempre gabbato. Siamo al solito parco buoi

Il controllo di Telecom Italia è passato la Telco - holding controllata da Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali - agli spagnoli di Telefonica.
Non è corretto mettersi a piangere sul fatto che gli stranieri investano in Italia - benvenuti!, ci si dovrebbe meravigliare che ci sia ancora qualche investitore fiducioso sul sistema Italia - ma vale la pena sottolineare che l'operazione è ancora una volta lesiva degli interessi degli azionisti di minoranza, i quali vedono il controllo passare di mano a 1 euro, ma l'azione - dopo un calo pauroso - tratta a poco più della metà, 0,60 euro.

Abbiamo una legge sull'OPA ma i grandi gruppi italiani architettano strutture societarie dirette all'elusione. Non sorprendono le analisi sulla fiducia degli italiani prodotte da Mannheimer che evidenziano come la fiducia nella Borsa in Italia è agli stessi infimi livelli di gradimento dei politici e del Parlamento italiano.

Il 15 marzo 2007 l'economista Luigi Zingales  (oggi consigliere indipendente di Telecom Italia, suo il commento "stupisce che la partecipazione di maggioranza relativa di Telecom venga trasferita a sostanziale vantaggio di pochi, senza alcuna considerazione per la maggioranza degli azionisti", ndr) intervenne a Palazzo Mezzanotte all'assemblea di Assogestioni. Il titolo del suo intervento era: "Frutti senza rischio: la sindrome italiana". Nel paper si sostenne che la bassa partecipazione degli italiani al mercato borsistico poteva essere spiegata dalla mancanza di fiducia nel mercato azionario.
La lack of trust ha una base oggettiva e soggettiva, ma mentre negli altri Paesi la fiducia cresce con la ricchezza, in Italia le persone agiate non hanno alcuna fiducia nei mercati azionari. Certamente, l'operazione Telecom-Telefonica non farà che peggiorare l'indice di fiducia.

Gli azionisti di minoranza sono stati definiti carne da macello, il parco buoi. Lo scrittore Giuseppe Pontiggia, – di cui si consiglia La morte in banca, Mondadori, titolo vagamente indicativo - mirabilmente scrisse – Le sabbie immobili, Mondadori, 2007): “Il parco buoi è formato da quei minuscoli investitori – ovvero la quota più alta degli azionisti - che ha la tendenza perversa a comperare quando la Borsa sale e a vendere quando scende. L’euforia per una ascesa che si spera infinita è pari al panico per una flessione che si teme illimitata. Nessuno è mai diventato ricco in questo modo”.

Investire in Italia è molto complesso. Spesso le società con elevata capitalizzazione - come era Telecom Italia tempo fa, ora capitalizza circa solo circa 11 miliardi di euro sono dei pessimi investimenti.
Sempre Pontiggia scrisse: “Una peculiarità che differenzia i professionisti dal parco buoi è il rifiuto del verbo giocare. “In Borsa non si gioca”, mi disse una volta uno di loro, con aria assorta. “Si opera”. Verbo indubbiamente dotato di maggiore dignità, anche se non esente da connotazioni cliniche e chirurgiche. Si potrebbe dire che la differenza linguistica tra operare in Borsa e giocare in Borsa segna il discrimine tra due mondi: quello dei professionisti e quello di coloro che perdono”. 

Amarissimo il commento di Alessandro Penati, che da anni illumina con i suoi commenti le vicende tristi del capitalismo italiano: "È il fallimento di Italia S. p. a. Inutile scatenare la caccia ai colpevoli. Lo sono tutti: governi e ministri, banchieri, imprenditori nobilie meno nobili, sindacati. Ci vorrebbe una Norimberga per i crimini contro il capitalismo in Italia: ma forse l'Europa e i mercati ci stanno già giudicando".

P.S: mentre scriviamo è arrivato questo lancio di agenzia da Radiocor *ITALY TREASURY STUDYING TAKEOVER LAW CHANGES*. Vuoi vedere che Telefonica deve lanciare l'OPA su Telecom Italia?

1 commento:

  1. Mi sembra che le parole di Alessandro Penati,siano piuttosto esaustive....
    Che tristezza però.
    Lucia

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