venerdì 8 maggio 2015

La battaglia di Roger Abravanel per soft skills, migliore didattica, mobilità sociale #education #scuola

Roger Abravanel, dopo una lunga carriera in McKinsey, ha deciso di combattere una vera e propria battaglia a favore della meritocrazia, su cui abbiamo scritto spesso in passato.

In anni recenti Roger si è innamorato e ha avuto un altro figlio, che gli ha allungato la vita e lo ha invogliato a pensare e riflettere sui giovani e in particolare sull'education.

E' appena uscito in libreria La ricreazione e' finita. Scegliere la scuola, trovare il lavoro (Rizzoli, 2015), scritto da Abravanel insieme a Luca D'Agnese, manager dell'Enel. Il titolo rieccheggia l'infelice frase riferita da Alain Minc all'Ing. Carlo De Benedetti in occasione della fallita scalata ostile alla Societè Generale de Belgique nel 1988.

Il volume di focalizza sulle competenze, sul "saper fare" (non basta il "sapere" nel 2015) di cui i giovani sono sprovvisti, poichè la scuola è impostata male, su canoni ottocenteschi, non adeguati a un mondo del lavoro molto cambiato.
Abravanel insiste ogni piè sospinto sulle nuove competenze necessarie nella società post-industriale: saper lavorare in autonomia (anche il dipendente deve agire come un imprenditore), risolvere problemi, avere spirito critico, saper comunicare e lavorare in team. Se interrogate gli imprenditori, vi diranno che i nostri ragazzi queste "competenze di vita" non le hanno.

Beppe Severgnini, che ha recensito il volume sul Corriere della Sera, ha sostenuto in modo convinto che "l'università è un investimento in se stessi e resta l'ultimo grande frullatore sociale, capace di mescolare redditi, censo e geografia. Se si ferma, siamo spacciati". Ma l'università italiana è tutto tranne che un ascensore sociale.

L'universita' italiana non funziona, non prepara in modo adeguato i giovani. A parte eccezioni come la Bocconi, i politecnici di Milano e Torino, l'università di Trento, il resto del panorama universitario lascia a desiderare. Perchè? La colpa, secondo gli autori, è delle tante lauree inutili sfornate da mediocri atenei che da anni creano schiere di giovani disoccupati. Quando i giovani protestano invocando il "diritto allo studio", dovrebbero invece chiedere "diritto al lavoro", grazie a una scuola migliore.
Come i maestri - secondo un proverbio ebraico - bisogna andarseli a cercare, così bisogna fare con le scuole e l'università. Non bisogna essere pigri e scegliere quella sotto casa. E' opportuno invece darsi da fare per scoprire le ottime scuole e università che sono presenti anche in Italia. Come valutare le scuole? Per esempio su www.eduscopio.it, ottimo sito web con analisi e valutazioni sulle scuole fornite dalla Fondazione Agnelli, guidata dall'ottimo Andrea Gavosto.
  
Quando gli autori tifano per una maggiore mobilità sociale basata sull'eguaglianza delle condizioni di partenza non fanno che riproporre in altri termini le teorie di Luigi Einaudi, ministro del Bilancio del dopoguerra, governatore della Banca d'Italia dal 1945 al 1948 e poi Presidente della Repubblica.

Luigi Einaudi
Einaudi nelle "Lezioni di politica sociale (Einaudi, 1949) discutendo della possibilità di un reddito minimo nazionale per i più' svantaggiati o i più colpiti dalle contingenze della vita o del lavoro, mette subito le mani avanti avvertendo come "bisogna cercare di stare lontani dell'estremo pericolosissimo dell'incoraggiamento all'ozio". Conta garantire l'eguaglianza delle condizioni di partenza, non di arrivo: "Una assicurazione data a tutti gli uomini perchè possano sviluppare le loro attitudini", affinchè emergano "studiosi e inventori che oggi ne hanno la possibilita'". L'uomo deve faticare, fin dai tempi di Adamo ed Eva, ammonisce Einaudi: "In perpetuo durerà la legge per cui gli uomini sono costretti a strappare col lavoro alla terra avara i beni di cui essa è feconda".
Chiudo invitando alla lettura completa del volume di Abravanel e D'Agnese. Purtroppo siccome l'italiano non legge, si perpetuerà il sistema ben delineato dagli autori per cui le famiglie acculturate, cittadine del mondo, consapevoli del valore dell'impegno, dello studio, della necessità di conoscenze orizzontali e verticali (ne riparleremo), di soft skills, manderanno i loro figli nelle università migliori. E i ceti popolari, che si nutrono di panem et circences (Berlusconi aveva capito tutto!), staranno attaccati alla tv così da privare i loro figli di un futuro migliore.
 
Giorgio Ambrosoli
P.S.: una critica: nel volume si cita una battuta di Giulio Andreotti sulla numerosità eccessiva degli student "fuori corso" nelle università italiane. Ecco, evitiamo di citare figure da cui i giovani hanno ben poco da imparare. Un politico che ha basato la sua carriera su accordi con la mafia, sull'appoggio della corrente siciliana guidata dal mafioso Salvo Lima - che sostenne a piè sospinto il "sacco di Palermo" guidato dal sindaco democristiano corrotto Vito Ciancimino - colui che definì il bancarottiere Michele Sindona "salvatore della lira", colui che delineò l'avvocato Giorgio Ambrosoli come uno "che se l'andava cercando", non merita di essere citato neanche una volta.

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