lunedì 6 giugno 2016

Chi fa i compiti a casa non sarà disoccupato

Ogni fine anno, che termina impropriamente a inizio giugno (lasciando le famiglie nella m.), parte la polemica sui compiti delle vacanze. Maurizio Parodi, dirigente scolastico, con il volume "Basta compiti, non è così che s'impara" si è fatto promotore, anche attraverso una petizione su change.org, dell'abolizione dei compiti a casa, e quindi a maggior ragione dei compiti per le vacanze.

Parodi ha scritto anche una lettera a Repubblica dove illustra le sue ragioni: "La scuola italiana è ai vertici delle classifiche per "analfabetismo funzionale, "incapacità di compensare le disuguaglianze", "dispersione scolastica", "stress degli studenti", e guarda caso, per la mole esorbitante dei compiti a casa: il doppio di quelli assegnati nelle scuole degli altri Paesi".

Parodi cita la scuola finlandese tra le migliori del mondo sostenendo che i compiti non sono previsti.
A Parodi ha replicato, sempre su Repubblica, il professor di biologia molecolare Piero Luigi Ipata - già citato da me l'anno scorso nel post "I compiti delle vacanze sono utili e fanno la differenza": "E' vero che in Finlandia i compiti a casa sono stati aboliti, ma i ragazzi finlandesi rimangono a scuola per 8 ore al giorno, in ambienti molto più accoglienti dei nostri, contro le 4-5 degli italiani, e i "compiti a casa" li fanno a scuola. I professori seguono un iter molto più duro del nostro, basato su conoscenze scientifiche, psicologiche e pedagogiche, da dimostrare attraverso un test assai complesso, prima di poter entrare in una classe a insegnare, fra l'altro seguiti per tre anni da un tutor".

Ah la didattica! Quanto avremmo bisogno di insegnanti capaci di insegnare e accalappiare l'attenzione dei nostri ragazzi. Come diceva il filosofo Umberto Galimberti, a 15/20 anni si impara per fascinazione.

A parte le mie ragioni illuministiche, basate sulle considerazioni empiriche di Malcolm Gladwell, ho trovato un commento su facebook meno forbito ma più ficcante: “Mi sono diplomato nella scuola progressista postsessantottina con 60/60 e non sapevo un cazzo di niente. Mio padre, figlio di mezzadri, in quella del ventennio e parlava correntemente in latino. I nostri figlioli culoni obesi che la mattina hanno i soldi in tasca per fare colazione al bar non aspettano altro che queste notizie per fare quello che gli pare”.

Buone vacanze a tutti i ragazzi. Chi terrà la testa in allenamento con giochi cognitivi, cruciverba, letture, tornerà a settembre con una marcia in più.

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