lunedì 13 giugno 2016

Stefano Parisi, finto liberalizzatore, ha creato il "mostro" Milano Ristorazione. Beppe Sala è da votare pancia a terra

Il candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi si vanta nella sua biografia di essere stato segretario comunale, alias city manager con il sindaco Gabriele Albertini nei primi anni del suo primo mandato, dal 1997 al settembre 2000, quando ha abbandonato e si è insediato all’EUR in qualità di direttore generale di Confindustria, scelto dal nuovopresidente di allora Antonio D’Amato.
Nel suo programma Parisi scrive tra le altre cose – al punto 11 : “Nella Milano che vogliamo, cittadini e imprese non saranno oppressi dall’eccessivo peso della tassazione locale. Le tasse sono il prezzo che paghiamo per i servizi: ma troppo spesso questo prezzo è sproporzionato, e l’eccessivo interventismo del Comune penalizza società civile e terzo settore”.

Quindi ne deduciamo che il centrodestra spinge per avere meno pubblico e più privato. Ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare. Infatti nel passato Parisi ha fatto esattamente l’opposto. Come si può leggere sul sito di Milano Ristorazione , la società partecipata al 100 per cento dal Comune di Milano, Milano Ristorazione S.p.A. viene costituita con delibera del Consiglio Comunale di Milano nel mese di luglio 2000 ed inizia ad espletare l'attività di gestione di ristorazione collettiva, verso utenza scolastica e verso altra utenza, dal 1 gennaio 2001”.

Si evince che nel luglio 2000, con Stefano Parisi city manager, viene costituita una società “mostro”, una delle tante partecipate comunali che non potranno mai funzionare in modo efficiente, mal organizzata, con i pasti immangiabili (ci ricordiamo le cause promosse dai genitori davanti al Tar sulla qualità delle materie prime), disservizi continui, con i sindacati onnipresenti, consapevoli che mai alcun lavoratore potrà essere licenziato (nel settore pubblico, Ichino docet, la produttività è molto più bassa che nel privato).
Con tutti i problemi che ha il sindaco di Milano, è possibile che debba gestire anche le mense? Non si può lasciare questo compito al mercato? Perchè deve essere il Comune a nutrire i nostri figli? Dobbiamo pensare che il Comune sia più bravo e faccia da mangiare meglio? Non è evidentemente così. A chi si deve questa logica statalista? Alla sinistra di Bertinotti? Alla Cgil? Nossignori, si deve al duo Albertini-Parisi, che nei primi mesi del 2000 hanno lavorato per la creazione dell'ennesima partecipata comunale.

Perchè Milano Ristorazione non può funzionare bene? Per mancanza di concorrenza. Qualsiasi fenomeno economico funziona per incentivi. Se questi non ci sono o sono distorti, l'economia non funziona. Siccome il Comune di Milano non può revocare il mandato della fornitura alle mense a Milano Ristorazione, questa partecipata non avrà alcun incentivo a fare bene, a migliorare il servizio, che lascia molto a desiderare. Solo con un enforcement bello e chiaro, Milano Ristorazione funzionerebbe.

Significa che se, e solo se, il Comune di Milano potesse dare disdetta al contratto di servizio, Milano Ristorazione, motivata da tale minaccia, sarebbe costretta ad essere competitiva. Invece non è così. Qualsiasi disservizio non ha un costo tangibile, una conseguenza concreta. Se un genitore ha il figlio malato paga lo stesso il servizio mensa. Se il servizio non c’è per sciopero, si paga lo stesso. Se il cibo è immangiabile, il fornitore non si può cambiare. Come nella Russia di Breznev, o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra.

Se anche ci fosse sul mercato un competitor che fornisse un servizio mensa a cinque stelle con lo stesso costo, il Comune non potrebbe utilizzarlo perchè Milano Ristorazione senza il mandato del proprio azionista - il Comune di Milano, appunto -, chiuderebbe seduta stante.


Ha perfettamente ragione Francesco Giavazzi che nel suo “Lobby d’Italia” (Rizzoli, BUR, 2005) scrive: “La forza di queste corporazioni dipende dalla loro impunità: se l’impresa è monopolista [...] trasferirà i maggiori costi sui consumatori; se è pubblica, e perde, pagherà Pantalone”.

Come ripete spesso il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, la credibilità di una persona deriva dai suoi comportamenti passati. Ne deriva che Stefano Parisi, candidato sindaco di Milano è poco credibile.

Ecco perchè domenica 19 giugno al ballottaggio di Milano bisogna recarsi al seggio e votare con convinzione Beppe Sala, uomo serio, capace, competente, che ha dimostrato con Expo di saper mantenere le promesse.

8 commenti:

  1. Tutto bene tranne l'ultima frase. Abbiamo per caso la privatizzazone di Mi.Ri. nel programma di Sala? Quando è stato city manager con la Moratti ha intrapreso o sostenuto qualche iniziativa in tal senso?

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  2. Il city manager gestisce il comune. Non ha compiti di indirizzo politico. Invece di smentire la notizia si rinfacciano a Sala delle cose che non poteva fare. Parisi ama le municipalizzate in perdita. Questo è. B. Piccone

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  3. Se il city manager non ha compiti di indirizzo politico perchè quando si chiama Parisi è responsabile della nascita di Milano Ristorazione e quando si chiama Sala non poteva fare nulla? Quanto alle aziende pubbliche in perdita aspettiamo il bilancio di Expo...

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  4. Il fatto è chiaro come il sole. Un soggetto, Stefano Parisi, si è fatto promotore della creazione della partecipata più odiana e inefficiente del Comune di Milano. E dice di voler ridurre il perimetro pubblico? Amen.

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  5. Sono un po' perplesso da questo post. Intanto è di natura squisitamente politica ed avevo capito che il blog fosse per un "confronto su tematiche economiche e finanziarie" (cito dalla descrizione del blog in homepage). Si potrebbe replicare che la politica incide anche sui temi economici (e viceversa) ma qui si parla di "politica milanese", nobile per carità ma pur sempre cittadina...
    Per di più si accusa Parisi perchè nei due anni e mezzo da city manager fu creata Milano Ristorazione, precisamente nel 2000, sedici anni, fa, dicesi sedici...
    E se Milano Ristorazione non funziona sarebbe colpa del "creatore" (fra virgolette perchè poi bisognerebbe vedere nel dettaglio chi l'ha voluta e su quali basi) Parisi di sedici anni fa?!
    Concludo: voterò Sala ma non certo per il "peccato originario Milano Ristorazione" di Parisi, ma post di questo genere fanno venire voglia di votarlo eccome.

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    1. Firmare dopo tante critiche è d'obbligo. Commenti acidi anonimi valgono poco. B. Piccone

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  6. Non conosco nome e cognome di chi ha scritto gli altri post critici, il mio comunque è Alessandro Carretta, anche se non credo che una volta scritto il mio commento acquisti (o perda) un maggior valore.
    Per il resto, confermo il mio pensiero, e cioè che accusare Parisi per la creazione sedici anni fa di Milano Ristorazione è un modo di attaccarlo gratuitamente che mi ricorda un po' l'accusa "storica" che veniva rivolta a Prodi sull'IRI.
    E confermo pure che non sono un elettore di Parisi, nè un sostenitore della sua coalizione o di uno dei partiti che la formano, ma sulle tante accuse a Parisi (che sia chiaro sta facendo anche lui una campagna con tante balle, fra cui ad esempio la storiella sulle case occupate ecc) quella di essere il responsabile dell'inefficienza di Milano Ristorazione la trovo proprio azzardata.

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  7. Aggiungo anche, a scanso di equivoci, che ti ritengo una mente brillante (altrimenti non leggerei il tuo blog da anni), ma credo che il diritto di critica serva a tutti ed in questo caso non condivido questo post (fermo restando che per il 99 % dei tuoi post meriti solo complimenti ma credo sarebbe inutile scrivere commenti come "Giusto", "Grande", "Approvo", "Bravo" ecc).

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