domenica 8 aprile 2018

A Ivrea, città olivettiana, emerge la concezione della libera stampa del Movimento 5 Stelle

Sabato 7 aprile ad Ivrea si è tenuto il Sum #02 (Capire il futuro), una kermesse organizzata dall'Associazione Casaleggio per parlare di lavoro, imprese, precariato, democrazia digitale, ricerca e medicina. Vaste programme, direbbe il generale De Gaulle.
All'inviato della Stampa Jacopo Iacoboni non è stato consentito di entrare. Come mai? "Ragioni personali", hanno detto i pentastellati. Il motivo vero sta nel volume di Iacoboni, L'esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 Stelle (Laterza, 2017) e nelle analisi pubblicate sul giornale di Torino.

Ricordiamo solo che Ivrea è il luogo sbagliato per bloccare il pensiero critico. Ad Ivrea nel lontano 1908 viene fondata l'Accomandita Semplice Ing. C. Olivetti & Co da Camillo Olivetti (che venne chiamato così in onore di Camillo Benso di Cavour e delle sue idee liberali) e che ha visto il figlio, Adriano, creare uno dei più efficaci centri di pensiero mai esistiti in Italia.
Come viene superato l'isolamento canavese? Con la ricerca e la libertà creativa, "dando spazio alla libertà di pensare e creare da parte di tutti, divenendo una comunità di pratica all'interno e con tutti gli stakeholders per la condivisione delle conoscenze" (Bruno Lamborghini, cit.).
Per Adriano Olivetti, intellettuali e letterati sono necessari dovunque, anche in un'industria ad alto contenuto tecnologico. Gli scrittori in Olivetti non sono un lusso o un "ornamento" dell'alta direzione, ma fattori organici dello sviluppo aziendale. A Ivrea hanno lavorato Giudici, Fortini, Volponi, Pampaloni, Soave, lo psicanalista Cesare Musatti, Sinisgalli, il poeta ingegnere. E tanti altri.
Adriano Olivetti non è stato solo un formidabile imprenditore, ma anche un uomo di cultura, un filosofo sociale, un mecenate.
All'Olivetti viene sistematicamente valorizzato il ruolo dei collaboratori sia direttivi che operai. Così ricorda Ottorino Beltrami: "Ho assistito a una riunione nella biblioteca...quella sera c'era Gaetano Salvemini e il tema era la ricostruzione del Paese e della democrazia. Dopo un breve intervento dell'ospite, iniziava la discussione che durava fino a tardi. Parlava Adriano Olivetti e parlavano gli operai, mi sorprese l'estrema libertà e democrazia con cui tutti interloquivano. Molti avevano fatto solo le elementari, però erano persone intelligenti e lo si capiva dalle cose interessanti che dicevano. Adriano parlava come fosse uno dei tanti: lo interrompevano anche. Non ho visto un simile esempio di democrazia neppure in America, erano tutti eguali, una cosa emozionante, da far venire i brividi".

In uno scritto del 1937 Thomas Mann, immenso, nota come "tutte le regole e le leggi morali si possono ricondurre ad una, la verità...Goethe dichiarò: "Io preferisco la verità dannosa all'errore utile. Una verità dannosa è utile, perché può essere dannosa solo a momenti e poi conduce ad altre verità, che devono diventare più utili, sempre più utili; e viceversa un errore utile è dannoso, poiché può essere utile solo per un momento e induce altri errori, che diventano sempre più dannosi". Questo non è intellettualismo né idealismo gonfiato, è senso della verità, ossia della vera felicità della vita".

Come fanno i grillini a procedere verso responsabilità governative se non accettano critiche, se pensano come Beppe Grillo che la stampa è da mettere al pubblico ludibrio? Se i giornalisti vengono definiti giornalai, se si gettano banconote false per sfregio ai cronisti (Italia 5 Stelle, Rimini, 2017), se non si è capaci di accettare alcuna critica, il cammino di Luigi Di Maio e il suo entourage sarò molto duro.

Tom Nichols, politologo che insegna ad Harvard, ha scritto di recente un volume dal titolo "La conoscenza e i suoi amici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia". La tesi è che elettori incompetenti non potranno che eleggere governi incompetenti.
Che abbia ragione Nichols?

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