martedì 23 novembre 2010

La tenacia, il coraggio, De Laurentiis e la paura di fallire

Dino de Laurentiis
Settimana scorsa è scomparso all’età di 91 anni Dino (Agostino) De Laurentiis, grandissimo produttore cinematografico italiano. Un uomo che ha saputo usare l’avventurosa saggezza napoletana per scegliere, vedere, lontano, rischiare, decidere.

Nella sua vita ha prodotto più di 100 film, tra i quali “Riso amaro”, “La grande guerra”, “Totò a colori”, “Serpico”, “I tre giorni del condor”.

Una frase mi ha colpito, nel racconto del nipote di Dino - Aurelio de Laurentiis, figlio di Luigi, fratello di Dino, attuale presidente del Napoli Calcio: “Dino non temeva l’insuccesso. Era la sua forza”. Figlio di pastaio, nato a Torre Annunziata nel 1919, è diventato uno dei più celebri produttori dell’universo cinematografico.

Credo che la paura di fallire, la paura di non farcela sia determinante nella vita.

L’economista della Bocconi e del MIT Francesco Giavazzi nel suo “Il liberismo è di sinistra” (con Alberto Alesina, Il Saggiatore, 2007) spiega la diversità tra Stati Uniti e Europa: “In Italia il numero dei fallimenti di imprese è tra i più bassi dei Paesi Ocse. Fallire in Italia, è un trauma da evitare. La stessa frase “è un fallito” ha una connotazione colpevole e offensiva. Come se il fallimento di un’attività economica rischiosa, che non ha prodotto profitti sufficienti, significa che chi l’ha intrapresa non sia una persona onesta, ma un truffatore. Il termine “fallito”, invece di caratterizzare semplicemente il proprietario di un’azienda che non è sopravvissuta alla concorrenza, diventa un macigno che un imprenditore si porta sulle spalle per il resto della vita”.

Al Pacino in Serpico
Quando nel 1972 una legge cancellò i benefici grazie ai quali era nata Cinecittà a Roma, De Laurentiis non esitò un secondo e si trasferì a Los Angeles, dove ripartì subito alla grande con il successo di “Serpico”, con un grandissimo Al Pacino.

Dino De Laurentiis è stato un uomo capace di riprendersi e rialzarsi ogni volta dopo le disavventure e le difficoltà della vita (perse il figlio in un incidente aereo avuto dalla bellissima Silvana Mangano).

Nel bel libro di Mario Calabresi, La fortuna non esiste.Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi (Mondadori, 2008) si trasmette un messaggio altamente positivo. Il motto del libro è una frase di Joe Biden, attuale vicepresidente degli Stati Uniti: «Non importa quante volte cadi. Quel che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi».

Sempre Giavazzi e Alesina raccontano un aneddoto emblematico (Il Liberismo è di sinistra, p. 78): “La figlia di un nostro collega stava per sposarsi, ma all’ultimo decise di rompere il fidanzamento. All’inevitabile domanda sulle motivazioni di una scelta tanto drastica rispose che, tra l’altro, il fidanzato non “era mai fallito”. Il povero ex fidanzato era probabilmente un ragazzo che preferiva un posto fisso e non aveva partecipato all’effervescente nascita di nuove iniziative legate a internet, molte delle quali, appunto, sono fallite. La figlia del nostro collega avrebbe serie difficoltà a trovare un “fallito” da sposare in Italia”.

Ci è piaciuto un recente commento di Luca Cordero di Montezemolo, a seguito della sconfitta nel mondiale piloti: “Quando facciamo degli errori (in Ferrari, ndr), come in questo caso, li riconosciamo, li analizziamo e poi torniamo a guardare subito avanti in attesa della prossima sfida”.

Marco Marinucci, manager di Google e padre della fondazione Mind the Bridge, intervistato dal Corriere della Sera il 6 novembre scorso dice: “Mi viene in mente un report che un’agenzia dell’Onu fece circa un anno fa. Venivano intervistati i trentenni di tutto il mondo e la domanda era: ti senti padrone del tuo futuro? Il 72% dei trentenni americani rispondeva di sì. Circa il 75% dei trentenni italiani di no”.

Chiudo con il ricordo di Dino da parte di Aurelio de Laurentiis: “Ascoltava tutti e non ascoltava nessuno. Ha spinto l’acceleratore della sua vita fino all’ultimo”.

Dino, ti sia lieve la terra, sei un grande!

4 commenti:

  1. ..temere l'insuccesso conduce a un fallimento quasi certo, è vero... ma temere il fallimento induce ormai sempre più spesso alla ricerca di una qualunque via d'uscita, non necessariamante "trasparente" pur di tutelare "onorabilità" e reputazione... dobbiamo ringraziare le banche (nonché la Banca) se questa mentalità non verrà mai eradicata dal sistema finanziario e imprenditoriale di questo Paese...
    ... complimenti per il blog, comunque: temi mai banali trattati con leggerezza e intelligenza... una sola domanda: ma quand'è lavori?

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  2. Sempre più persone mi chiedono quando trovo il tempo per leggere e poi scrivere (per scrivere bisogna leggere molto e selezionare altrettanto). Ma lettori cari, la scusa di tutti noi è "Non ho mai tempo", che si traduce in "Preferisco fare altro". Io al Grande Fratello preferisco leggere Guido Rossi e Innocenzo Cipolletta. Tutto qui. E dormo poco.

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  3. Altra citazione che trovo bellissima è di Winston Churchill: "il successo è l'abilità di passare da un fallimento ad un altro senza perdere l'entusiasmo". Un principio spesso difficile da tenere a mente, soprattutto nei momenti più duri, ma quanta verità è racchiusa in queste parole(?)!

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  4. Complimenti per questo bellissimo articolo dove viene rappresentata una tipicità solo Italiana..Fallimento non fà rima con fallito... Questo è una cosa incontrovertibile.
    Sandro Bagatti

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