martedì 30 novembre 2010

Mobutu, i Next Eleven e le speranze dell’Africa

Mobutu Sese Seko
Quarantacinque anni fa, il 30 novembre 1965, il generale Mobutu si autoproclamava presidente della Repubblica del Congo.

Nel 1959, quando re Baldovino del Belgio concede l’indipendenza al Congo, Mobutu  - Mobutu Sese Seko, nome completo Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Zabanga (letteralmente, "Mobutu il guerriero che va di vittoria in vittoria senza che nessuno possa fermarlo") - è segretario del leader del movimento indipendentista Lumumba. Una volta che Lumumba diventa primo ministro e nomina Mobutu comandante dell’esercito, il gioco è quasi fatto. Mobutu fa fuori Lumumba in un bagno di acido solforico. In breve diventa presidente dittatore.

Visto che il Congo è dotato di miniere di uranio e visto che le potenze mondiali hanno bisogno dell’uranio per le bombe atomiche, Mobutu è accolto in tutto il mondo a braccia aperte. Lo si vedrà in televisione alla Casa Bianca con il presidente Nixon. Lo accoglieranno sia il Generale De Gaulle che la regina d’Inghilterra, sia Indira Ghandi che Mao Zedong.

Mobutu con Ronald Reagan
Nel 1997 Mobutu muore per un cancro alla prostata, lasciando agli eredi un bel po’ di conti cifrati nelle banche svizzere.

Questa è una delle tante storie dell’Africa, dove i Mobutu di turno purtroppo di alternano con eccessiva facilità. Ma quando potremo vedere l’Africa protagonista dello sviluppo economico mondiale?

In una ricerca di Jim O’Neill di Goldman Sachs – How exciting is Africa’s potential – si fa notare come nella lista stilata dei prossimi 11 Paesi top nella crescita – definita da GS “Next Eleven”, sono due i paesi africani presenti: Egitto e Nigeria.

Per capire dai livelli da cui partiamo, oggi il PIL combinato degli 11 paesi più popolati dell’Africa – Congo, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Nigeria, Sud Africa, Sudan, Tanzania, Uganda e Zimbabwe – è pari a un decimo del PIL dei Paesi BRIC – Brasile, Russia, India e Cina. Gli stessi 11 paesi hanno complessivamente un’economia un po’ più grande del Messico o della Corea del Sud.

Nelle stime di GS, nel 2050 il PIL combinato degli 11 paesi potrebbe raggiungere più di 13 miliardi di dollari, quindi non maggiore del PIL di Cina o India.

La metà del PIL del 2050 sarebbe originato da Egitto e Nigeria, quindi è dal progresso di questi due paesi che dipende il potenziale del continente africano. La Nigeria potrebbe diventare come la Germania di oggi.

Sempre entro il 2050 la classe media degli 11 African countries potrebbe raggiungere i 400 milioni di persone, contro i 50 milioni di oggi.

Jim O'Neill di Goldman Sachs
O’Neill scrive: “Eradicating chronic corruption might be the most important step on the path towards higher productivity and sustanable growth. Improving human capital, including the most basic level of education and life expectancy, also remains critical, particularly in Nigeria, Congo and Uganda…Transparency and an environment conducive to business are what African leaders should be concentrating on. Otherwise, the dream of an African BRIC will remain just that – a dream”.

Visto che:

1. la crescita economica dell’Egitto è molto importante per il futuro del continente africano,
2. viste le frequentazioni assidue del nostro Presidente del Consiglio con la “nipote” del Presidente dell’Egitto Hosni Mubarak,


chiediamo gentilmente alla “nipote di Mubarak”, alias Karima El Mahroug, nata a Fquih Ben Salah (Marocco) il 1° novembre 1992, soprannominata dalla stampa italiana Ruby Rubacuori – che certamente legge con assiduità il nostro blog - di riportare queste informazioni a suo zio, presidente da quasi 30 anni dell’Egitto (precisamente dal 14 ottobre 1981).
Se riesce a far svegliare dal torpore l'Egitto, l'Africa potrà dare seguito al sogno di Martin Luther King.

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