lunedì 18 febbraio 2013

L'Italia non è un Paese per giovani. Allora cambiamo e scegliamo Umberto Ambrosoli

Umberto Ambrosoli
In Italia abbiamo raggiunto dei livelli di concentrazione del reddito simili a quelli riscontrati nei paesi anglosassoni, i quali, viceversa, sono contraddistinti da una forte mobilità sociale.

Roger Abravanel ha dimostrato che il senso comune italiano di una società giusta e solidale è completamente fallace. L’Italia è probabilmente la società più diseguale e ingiusta del mondo occidentale. La nostra società sembra aver sempre avuto più poveri delle altre società avanzate. Questi poveri sono sempre gli stessi. L’immobilità della società italiana rende la sua disuguaglianza profondamente ingiusta e contribuisce al clima di sfiducia che attanaglia il paese.

Luigi Einaudi – Governatore della Banca d’Italia dal 1945 al 1948, Presidente della Repubblica Italiana nel settennato 1948-1955 - fu un convinto sostenitore dell’uguaglianza nelle condizioni di partenza: “Su taluna maniera di porre rimedio alla diseguaglianza nei punti di partenza vi ha una sostanziale concordia tra liberali e socialisti ed è per quel che riguarda l’apprestamento di mezzi di studio, di tirocinio e di educazione aperta a tutti...Ad uguale sentenza si giunge rispetto a quei provvedimenti intesi ad instaurare parità di punti di partenza tra uomo e uomo...”.

Tito Boeri
Boeri e Galasso sostengono che l’Italia sia, fra tutti i paesi sviluppati, il Paese che più sta agendo contro l’interesse dei giovani. “Si assiste alla più massiccia redistribuzione di risorse dalla generazione dei figli a quella dei genitori di cui si abbia traccia in epoca recente. In poco più di dieci anni abbiamo raddoppiato il nostro debito pubblico e promesso pensioni molto generose, nonostante il calo della fertilità e l'allungamento della vita: su ogni giovane italiano oggi gravano 80.000 euro di debito pubblico e 250.000 euro di debito pensionistico. Lo abbiamo fatto non tanto per costruire infrastrutture, migliorare la qualità dell'istruzione o dei servizi, ma per pagare pensioni di invalidità, creare posti pubblici spesso inefficienti, concedere baby pensioni e pensioni di anzianità, cedere alle pressioni di rappresentanze di interessi specifici e di breve respiro”.

Mentre gli Stati Uniti sono caratterizzati da alta disuguaglianza sociale e alta mobilità sociale, in Italia scopriamo tristemente che siamo un caso unico: la nostra è l’unica società con alta disuguaglianza e bassa mobilità, sia intragenerazionale che intergenerazionale..

La politica ridistributiva in Italia non sembra proteggere i “veri deboli”.

In Italia, un giovane che non abbia un genitore almeno diplomato ha il 10% delle possibilità di laurearsi, contro il 35% della Francia e oltre il 40% della Gran Bretagna. Circa il 70% dei ragazzi che hanno i migliori risultati provengono da famiglie agiate. In Italia il 44% degli architetti è figlio di architetti, il 42% dei laureati in giurisprudenza è figlio di laureati in giurisprudenza. Biondillo spassosamente racconta: “proprio quell’estate del 1984 lessi un’intervista a Vittorio Gregotti su un quotidiano nazionale. Il giornalista chiese un consiglio da dare ai giovani che si accingevano ad iscriversi ad architettura. Gregotti rispose, lapidario: “Consiglio loro di scegliersi genitori ricchi”.

Vassalli, nel suo romanzo “Marco e Mattio”, ambientato nel Veneto nel 1775, scrive: “Suo padre, Marco Lovat, era lo scarpèr cioè il calzolaio di Casal, e il destino del figlio primogenito era quello di fare lo scarpèr, anche se avrebbe preferito continuare a studiare per diventare dottore: la vita, a Zoldo, non permetteva quel genere di cambiamenti e chi nasceva oste doveva fare l’oste, chi nasceva scarpèr doveva fare lo scarpèr; altre alternative non c’erano!”. Ogni tanto sembra che in questo Paese siamo rimasti a fine ‘700.

Il sociologo Schizzerotto sottolinea come le persone nate tra la prima metà degli Anni 60 e la fine degli Anni 70 costituiscono le prime due generazioni di italiani che non sono riuscite, come invece era sempre accaduto nel corso del Novecento, a migliorare le proprie aspettative di vita rispetto a quelle dei rispettivi genitori.

Non si può non denunciare l’atavica affezione alla gerontocrazia della nostra classe politica, in nome della quale già vent’anni fa un Presidente della Repubblica – Francesco Cossiga – chiamò Rosario Livatino, 38enne magistrato ammazzato dalla mafia, il “giudice ragazzino”.

Allora, abbiamo un candidato - Umberto Ambrosoli – quarantunenne, limpido, capace, serio, con un forte senso civico e delle istituzioni. Dietro di lui c’è la cultura di Milano, il Beccaria, Carlo Cattaneo. Contro di lui c’è la volontà di dividere l’Italia, l’ampolla dell’acqua del Po, la regressione politico-culturale, le promesse insensate. Gli scandali, le tangenti nella sanità, la grave corruzione, il Pirellone inquinato.

L'alternativa che attende gli elettori lombardi il prossimo week end è chiara: da una parte il progetto di ricambio della classe dirigente corrotta, guidato dal candidato civico Umberto Ambrosoli.
Dall'altra parte il tentativo forzaleghista di conservazione di un potere che, secondo le ultime inchieste della magistratura, si è configurato come associazione a delinquere.

Scegliamo AMBROSOLI, scegliamo la discontinuità. Basta cultura dell'alibi. Altrimenti continueremo a lamentarci della classe politica che ci circonda.

martedì 5 febbraio 2013

Galli Della Loggia, la società civile e i rimborsi elettorali

Stamattina Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere spara a zero contro la società civile. Nel suo pezzo Le relazioni miracolose lo storico torinese, che in passato ha cercato di fare a pezzi il Partito d'Azione - partito costituito da persone di indubbio valore - ha deciso di attaccare le candidature della società civile.

Ecco il passaggio che conta: "Viceversa l'evocazione rituale della «società civile» serve piuttosto per fingere di rinnovarsi, di «andare verso il popolo», approvvigionandosi (tuttavia solo in occasione delle elezioni) di persone, perlopiù sconosciute o di secondo rango, e però pomposamente esibite come provenienti per l'appunto dalla «società civile». Destinate regolarmente, come è ovvio, a non contare niente e a poter fare ancor meno".

Mi sono sentito parte in causa visto che ho accettato l'offerta di Umberto Ambrosoli di candidarmi come consigliere regionale nella Lista civica LOMBARDIA CON AMBROSOLI PRESIDENTE.

Io non ho mai fatto politica, nel senso di avere partecipato alle elezioni o essere iscritto a un partito. Sono stato sempre consapevole, però, che ogni giorno ognuno fa politica con i propri comportamenti ed azioni.

Il Trota Bossi
Io vorrei chiedere a Galli Della Loggia, dall'alto del suo scranno: E' meglio lasciare la politica a personaggi come il Trota e Minetti?
O a Belsito che con in mano il diploma di licenza media è stato nominato dalla Lega vicepresidente di una delle maggiori società cantieristiche del mondo, Fincantieri?

Dobbiamo stare con le mani in mano mentra la politica fatta da Scilipoti governi per noi? Dobbiamo ascoltare Denis Verdini disquisire sulle malefatte del Monte dei Paschi, quando lo stesso politico del Pdl è riuscito a portare la banca che dirigeva  - Credito Cooperativo Fiorentino - verso il commissariamento?

Colgo l'occasione per ricordare agli elettori che la politica costa. Mentre i partiti hanno i rimborsi elettorali, 5 euro all'anno per elettore – e sulla cui rendicontazione stendiamo un velo pietoso – le liste civiche devono basarsi sulle disponibilità finanziarie dei singoli candidati. Quindi la mia campagna elettorale la sto pagando io.

Come si può vedere nell’area del mio blog SPESE ELETTORALI , io candidato nella lista civica dò il mio esempio nel rendicontare in modo preciso e trasparente le spese elettorali della campagna elettorale, contraddistinta dalla massima SOBRIETA’.

E' singolare che le persone si lamentino dei costi della politica ma sono renitenti a farsi carico dei costi necessari per poter competere con i big, i partiti tanto deprecati.

In Lombardia ci troviamo di fronte ad una competizione unfair, sleale, dove Lega e Pdl hanno dalla loro i rimborsi elettorali che vengono utilizzati per tappezzare la Lombardia di cartelloni di Maroni, mentre la lista civica guidata da Ambrosoli deve fare i salti mortali per raccogliere i contributi volontari tenacemente conquistati da Annalori Ambrosoli e il suo team di fund raising.

La buona politica costa.