lunedì 19 maggio 2014

L'attualità del pensiero di Carlo Cattaneo, formidabile maestro: "Non v’è lavoro, non v’è capitale, che non cominci con un atto d’intelligenza"

E' da due anni che insegno Sistema Finanziario all’Università Carlo Cattaneo LIUC di Castellanza. La LIUC è stata fondata nel 1991 per iniziativa di 300 imprenditori della Provincia di Varese e dell’Alto Milanese che desideravano una università in grado di coniugare le esigenze del mondo del lavoro con la cultura e il sapere accademico. E' un'università privata, efficiente, attenta alla didattica, dove il merito ha una valenza assoluta.
L'intitolazione a Cattaneo è quanto mai azzeccata. L’economista d’impresa Marco Vitale, tra i promotori della Carlo Cattaneo LIUC, non manca mai di citarlo. Pochi, purtroppo, conoscono Cattaneo, figura poliedrica: patriota, scrittore, insegnante, federalista, pensatore. Allora cerchiamo di colmare una lacuna e parliamone.

Cattaneo, verso la fine del 1820, “trovandosi per sopravvenute angustie di famiglia impotente a proseguire la già tanto avanzata carriera degli studi”, rinunziò a frequentare l’Università di Pavia ed entrò insegnante di grammatica latina in una scuola comunale di Milano.

Nel 1839 fondò, in compagnia di alcuni amici, la rivista "Il Politecnico" e ne fu redattore e direttore per tutti i cinque anni di vita.

Il Politecnico voleva diffondere la cultura scientifica (quanto ne abbiamo ancora bisogno in questo Paese dove ancora in molti credono al Prof. Vannoni e alla cura Di Bella) e promuovere le applicazioni pratiche della scienza. Cattaneo pensava che le discipline che riguardano la società non debbano essere escluse. E la letteratura non era esclusa.

Quando nel 1860 riprese la pubblicazione del “Politecnico”, scrisse mirabilmente: “Ragionar di scienza e d’arte non è sviare le menti dal supremo pensiero della salvezza e dell’onore della patria. La legislazione è scienza; la milizia è scienza; la navigazione è scienza. L’agricoltura, vetusta madre della nostra nazione, sta per tradursi tutta in calcolo scientifico. Scienza è forza”.

E’ da rileggersi con attenzione, quando la finanza viene attaccata, questo passaggio di Cattaneo sull'abolizione del capitale:

Immaginatevi che oggidì d’un sol colpo si annullassero tutti i prestiti, le accomandite, le ipoteche, i vitalizi, gli sconti, i respiri, i cambi marittimi, le assicurazioni, le sicurtà dei fittajuoli, le sovvenzioni ai possidenti ed ai filatori, le operazioni bancarie, le casse di risparmio, i monti di pietà. Che avverrebbe nelle nostre case mercantili, delle banche, delle manifatture, degli affitti rurali, delle costruzioni e delle speculazioni d’ogni sorta? Si arresterebbe ogni circolazione; la vita economica della società rimarrebbe spunta; una irruzione orrenda di miseria e disperazione divorerebbe i popoli e ridurrebbe in poche generazioni l’Europa a una landa inculta sparsa di ruinosi abituri”.

Quando si entra al bar della LIUC si viene subito colpiti dalle citazioni a muro di Cattaneo, che considerava giustamente l’intelligenza e la volontà come fonti di ricchezza: "Non v’è lavoro, non v’è capitale, che non cominci con un atto d’intelligenza. Prima d’ogni lavoro, prima d’ogni capitale, quando le cose giacciono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia l’opera, e imprime in esse per la prima volta il carattere di ricchezza":

Cattaneo invita ad osservare la storia e spesso, la ricchezza è cresciuta in ragione inversa dalla fatica, se prima c’è stato un atto d’intelligenza: "Ricchezza e riposo sono frutti d’un atto di intelligenza. Se il pastore è più agiato del selvaggio, ciò avvenne solamente per la scoperta deli animali pastorecci. La nuova ricchezza fu dunque il frutto d’un nuovo atto d’intelligenza. E nuovamente la ricchezza crebbe in ragione inversa del lavoro".

Infatti Cattaneo scrive: “Falso è dunque che il lavoro per sé sia il padre della ricchezza, come pensò Adamo Smith e come dopo di lui viene ripetuto dal vulgo. La vita del selvaggio è sommamente faticosa e sommamente povera. La fonte d’ogni progressiva ricchezza è l’intelligenza: l’intelligenza tende con perpetuo sforzo a procacciare a un dato numero d’uomini una maggior quantità di cose utili, o la stessa quantità di cose utili a un numero d’uomini sempre maggiore”.

 
Nelle lezioni tenute al Liceo cantonale di Lugano nel 1853-54 Cattaneo esaltò l’intelligenza come “la fonte d’ogni progressiva ricchezza”. Come scrisse nel 1857, nei trattati d’economia gli atti d’intelligenza avrebbero dovuto essere classificati come atti “di valore per sé, quanto il lavoro e il capitale”.

Il capitale, quindi , non è frutto del risparmio, ma di atti d’intelligenza. Il lavoro, senza l’intelligenza è impotente a creare nuovo valore senza l’applicazione del pensiero creativo.

Quindi vediamo quanto sia erroneo il detto comune degli economisti che il capitale si forma con il risparmio. Egli è come dire il frumento nasce sul granaio. Se l’atto d’intelligenza non avesse dato l’acquisto del capitale, non si avrebbe avuto l’occasione di farne risparmio. Il risparmio conserva ciò che l’intelligenza acquista”.

Nulla accade nella sfera delle ricchezza che non riverberi in essa dalla sfera delle idee”.

 Per approfondimenti si consiglia:

Luca Meldolesi, Carlo Cattaneo e lo spirito italiano, Rubbettino, 2013
Carlo Cattaneo, Le più belle pagine scelte da Gaetano Salvemini, Donzelli, 1993
Franco Della Peruta, Carlo Cattaneo politico, Franco Angeli, 2001 

1 commento:

  1. Interessante.

    Mi permetto (che spero l'emerito Cattaneo mi conceda) di contribuire con un'integrazione: l'Intelligenza, richiamata giustamente come origine delle iniziative:
    - o esiste, e in questo caso è "sufficiente" volerla (o doverla) mettere a frutto
    - o va costruita (e allora implica una ragione sottostante ancor più forte che può essere o la Voglia o il Bisogno)

    Il Bisogno (quello vero!) in genere è motore forte.

    La Voglia può esser parzialmente minata dal "non saper far le cose", che talvolta rappresenta un ostacolo; come per un bambino che spesso si blocca se non ha mai fatto una tal cosa.

    Per questo ho osservato che conviene investire sempre in parallelo in Cultura ed Energia. L'una alimenta l'altra, e non si rischia di dipendere solo dall'una o solo dall'altra. Allo stesso modo non c'è prevalenza tra cultura e sport. Entrambi sono elementi necessari (o utili, la si veda come si vuole, nel senso del "dovere" o della "convenienza") per avere sempre un motore che spinge.

    Paolo

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