lunedì 30 giugno 2014

La maestria di Mario #Draghi, che surclassa Jean-Claude Trichet 4 a 0


Nel luglio 2012 Mario Draghi salvò l'euro e l'Unione Europea dichiarando che avrebbe fatto tutto il possibile come banchiere centrale per rinsaldare la fiducia nell'euro. E ci riuscì. Basto l'annuncio "whatever it takes".
Il 5 giugno 2014 Draghi si è ripetuto. Nell'assenza di politica fiscale comune, tocca alla politica monetaria prendere provvedimenti per combattere la deflazione europea.
Draghi in conferenza stampa ha sorpreso tutti dicendo: "We are not finished here". In altre parole, il nostro lavoro è appena iniziato e andremo avanti fino a che le aspettative inflazionistiche si siano portate verso l'alto.
E' un lavoro difficile perchè i banchieri centrali sono abituati a sconfiggere l'inflazione. La Bundesbank è sempre stata considerata un "inflation buster", un cacciatore di inflazione. Ora che l'inflazione - ampiamente sotto il 2% - la si deve alimentare, i banchieri si sentono un po' spiazzati.

Jean-Claude Trichet
Voglio ricordare un epidodio che fa capire la gravità di questa deflazione. Solo qualche anno fa, il 23 luglio 2010, il predecessore di Draghi, il francese Jean-Claude Trichet in un articolo sul Financial Times dal titolo "Stimulate no more. It is now time for all to tighten" disse che era tempo di abbandonare le politiche monetarie accomodanti e alzare i tassi di interesse. Quanta acqua è passata sotto i ponti!
Vale la pena di rileggere Trichet: "With hindsight, we see how unfortunate was the oversimplified message of fiscal stimulus given to all industrial economies under the motto: "stimulate", "activate", "spend"!. A large number fortunately had room for menoeuvre; other had little room. And some had no room, at all and should have already started to consolidate. Specific strategies should be tailored to individual economies. But there is little doubt that the need to implement a credible medium-term fiscal consolidation strategy is valid for all countries now".

Non dobbiamo dimenticare l'enorme errore che fece la Banca centrale europea quando il 2 luglio 2008, per paura di un rialzo ulteriore dell'inflazione via prezzo del petrolio, alzò i tassi di interesse al 4,25%, solo due mesi prima del collasso di Lehman Brothers.

Trichet è un allievo dell'ENA, l'Ecole National di Administration fondata da Charles De Gaulle. Ma non è stato fortunato come Draghi che ha avuto come maestri Paolo Baffi e Federico Caffè.
Visto che ci sono i Mondiali di calcio in corso, ci permettiamo di usare il gergo calcistico: Draghi batte Trichet 4 a 0.

mercoledì 25 giugno 2014

Wimbledon, fragole con panna, fair play e gesti bianchi

Per chi come me è stato più volte sul Campo Centrale di Wimbledon, l'inizio del torneo di tennis più antico del mondo è fonte di ricordi, emozioni, nostalgia.

Entrare sul Centrale toglie il fiato. Un momento magico. Il manto erboso curato dai migliori giardinieri del mondo, gli inchini al Royal Box, le code all’alba, gli Honorary Stewart con il cappello ornato di verde e viola - i colori del Club - le fragole con panna, l’educazione del pubblico e dei giocatori in campo, con le dovute eccezioni per miti assoluti come John McEnroe, The Genius. Stiamo parlando dei Gesti Bianchi (Baldini e Castoldi, 1995), libro meraviglioso del nostro amato Gianni Clerici.

Il torneo più antico del mondo è iniziato qualche giorno fa con Andy Murray, scozzese, campione uscente, che ha nella sorpresa generale ingaggiato una coach donna, la tostissima Amelie Mauresmo.
Il favorito del torneo è Nole Djokovic, testa di serie n. 1, che si fa forza della nuova dieta, che non comprende la presenza di glutine, contenuto in pane, pizze e pasta, mangiate da bambino e adolescente a Kopaonik, una località sciistica dove trascorreva l'estate e i genitori avevano una pizzeria.

Per entrare nel clima dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club, vi segnalo un mirabile racconto sul capo giardiniere del torneo,  Robert Twynam (all'interno del volume - a cura di Matteo Codignola - di John Mcphee, Tennis, Adelphi, 2013), il quale, secondo un membro del Wimbledon's Committee of Management "considera ogni filo d'erba un individuo, con le sue esigenze, un suo destino, e soprattutto il diritto inalienabile di crescere su quel prato benedetto".
Secondo Twynam "questi non sono prati ornamentali. E' una bella superficie dura, fatta per giocarci a tennis. L'erba che viene su è vera, e come cresce, la tagliamo. Qui non c'è niente da guardare. Qui si gioca il campionato del mondo".
L'erba, per la cronaca, è tagliata a 8 millimetri e seminata solo a loglio per favorire il rimbalzo più alto, compatto e commestibile anche dai tennisti meno vegetariani (Rafa Nadal, per esempio).

Per chiudere, credo che la cosa migliore sia riprendere in mano una poesia dello Scriba, al secolo Gianni Clerici, il più grande giornalista di tennis al mondo, premiato anni fa e insignito della Hall of Fame of tennis, massimo riconoscimento mondiale, autore - tra i diversi volume - degli imprescindibili Divina. Suzanne Lenglen, la più grande tennista del mondo 500 anni di tennis.

Nel suo Il suono del colore (Fandango libri, 2011), Clerici dedica un sonetto alla bellissima tennista di colore Venus Williams:

Fragole con panna
nella tua bocca rosa
tra le tue labbra
Venus
tornata a dominare
su chi ti rese schiava
ti imprigionò su navi
destinate al cotone
Riscattata dal genio
di gesti bianchi usciti
dalla tue mani nere
Tu Venere regale
prodigio suscitato
dalla schiuma del mare

Carissimi lettori, buona visione di Wimbledon!

lunedì 9 giugno 2014

Cricche e tangenti: la storia dell'austerità è una favola

Come ci ha insegnato Nanni Moretti in Palombella Rossa - "chi parla male, pensa male e vive male" - l'uso delle parole è decisivo. Per cui ritengo opportuno analizzare con attenzione la parola austerità, che la stampa nazionale ha ormai tradotto in austerity, perchè fa tendenza.

In passato ho scritto chiaramente da che parte sto, dalla parte di Angela Merkel e quindi #austerity tutta la vita.

Nella sua ultima relazione da Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi scrive: "Il semestre di presidenza italiana deve essere l'occasione per ridurre gli eccessi di una austerità applicata in modo asimmetrico". Non sono dello stesso avviso. Quale austerità?

Franco Tatò
Io sono d'accordo, invece, che con Franco Tatò, manager di lungo corso, che in un'intervista all'Espresso - Basta, lascio questa Italia malata - scrive: "La storia dell'austerità è una favola. Si è creata artificialmente una dicotomia crescita-austerità. Cos'è l'austerità se non rigore, tenere i conti in ordine, applicare la buona amministrazione, tagliare i costi, non fare spese inutili? Forse sperperando si cresce? Non credo. Allora perchè crescere se non c'è profitto?".

Crescita economica ed equilibrio del bilancio pubblico sono da perseguire congiuntamente. Nella lectio magistralis tenuta a Pavia nel marzo scorso il Governatore Ignazio Visco ha scritto con saggezza: "La politica monetaria unica è in grado di garantire la stabilità solo se i fondamentali economici e l’architettura istituzionale dell’area sono con essa coerenti...
Ignazio Visco
La fragilità delle finanze pubbliche di alcuni paesi è il risultato di politiche di bilancio a lungo imprudenti, di una colpevole sottovalutazione delle conseguenze di ampie, protratte perdite di competitività. La politica di bilancio deve garantire la sostenibilità del debito, il pieno accesso al mercato. Le regole concordate in sede europea sono il mezzo, non il fine.

Per il nostro paese il vero vincolo di bilancio è dato dalla necessità di garantire la sostenibilità del debito pubblico e di mantenere il pieno accesso al mercato finanziario. Ho sottolineato più volte come il ricorso annuo del Tesoro ai mercati sia dell'ordine di 400 miliardi. In un contesto ancora carico di tensioni, basta poco a incrinare la fiducia degli investitori. È successo tra l'estate del 2011 e la primavera del 2012, quando la quota di titoli pubblici italiani in mani estere scese drasticamente...

I ritardi nell’attuazione di riforme strutturali in diversi paesi sono all’origine dell’accumulo degli
squilibri macroeconomici che hanno alimentato la crisi attuale".

Concetto ribadito anche nelle ultime Considerazioni finali, dove si legge: "Crescita economica ed equilibrio del bilancio pubblico non possono che essere perseguiti congiuntamente".

Non diamo sempre la colpa alla Merkel. Guardiamo in casa nostra ai disastri che abbiamo compiuto.

Tatò prosegue la sua analisi: "La pesantissima crisi economica suscita grande apprensione. Ma io sono più preoccupato dai comportamenti della classe dirigente. In situazioni di crisi bisogna lavorare in manierà più che concentrata. Eppure invece di impegnarci puntanto sulle competenze, cercando persone capaci e serie si continua a credere che le aziende possano andare da sole e che la bravura dei manager conti meno del potere di lobby, parentele, nepotismi, cricche. E' un criterio profondamente sbagliato che il Paese non può permettersi più".

I recenti arresti sul colossale magna-magna sul Mose di Venezia sono l'ennesima conferma che cricche e becero capitalismo di relazione sono insostenibili se vogliamo sopravvivere in un mondo supercompetitivo.

martedì 3 giugno 2014

I debitori di riferimento nelle Considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia: i non velati riferimenti a #Carige

E' un rito nazionale. Il 31 Maggio di ogni anno - quest'anno il 30 - la Banca d'Italia, rappresentata dal suo massimo esponente, il governatore, esprime le sue valutazioni su crescita economica, intermediari creditizi e finanziari, competitività del sistema Italia,Vigilanza e politica monetaria.

Anche quest'anno l'analisi di Ignazio Visco è stata piena di verità, esattezza, chiarezza, in tempi dove l'opacità, l'ipocrisia, il dire e il non dire ha la meglio.

Tra i tanti messaggi presenti nelle Considerazioni finali, porto alla vostra attenzione un passaggio che necessita di una spiegazione: "Bisogna operare per rafforzare la separazione tra fondazione e banca, non consentendo il passaggio dai vertici dell’una agli organi dell’altra ed estendendo il divieto di controllo ai casi in cui esso è esercitato di fatto, anche congiuntamente con altri azionisti. Rapporti stretti con il territorio di riferimento sono, per molte banche medie e piccole, una fonte di stabilità, che si riverbera a beneficio dell’economia locale. Tuttavia, un’interpretazione fuorviante di questi rapporti può distorcere l’erogazione del credito, mettendo a rischio la solidità dei bilanci bancari e l’allocazione efficiente delle risorse. Casi di questo genere divengono più probabili in presenza di una recessione prolungata come quella che abbiamo attraversato. Operiamo per indurre le banche a rafforzare i presidi aziendali, organizzativi e di governo societario al fine di prevenire degenerazioni nei rapporti di credito con la clientela, a correre ai ripari quando queste si siano manifestate" (a voce Visco li ha definiti "comportamenti inaccettabili").


Ogni riferimento a Banca Carige non è casuale. Lo scandalo della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, dove il settantasettenne Giovanni Berneschi - dominus incontrastato, prima Presidente della Banca e poi della Fondazione - ha fatto quello che ha voluto per trent'anni, è emerso nelle ultime settimane.
Grazie a Berneschi - arrestato con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio - sono stati finanziati senza garanzie gruppi imprenditoriali - "amici" di Berneschi - che non avrebbero superato un'analisi seria di merito di credito. Alcune banche hanno trasformato la bandiera della vocazione trerritoriale nella coperta del peggior capitalismo di relazione.


Solo la consegna in Procura, nell'autunno scorso, della relazione ispettiva di Banca d'Italia ha fatto partire le indagini che in passato erano state bloccate da giudici amici. Visco ha aggiunto: "Nella debita distinzione di funzioni e strumenti, la collaborazione con la magistratura è intensa".

A me è tornata in mente una superba definizione di Sergio Siglienti nel suo mirabile Una privatizzazione molto privata (Mondadori, 1996), dove definì debitori di riferimento i membri dei consigli di amministrazione delle banche a sua volta finanziati dalle banche stesse: "Quando una decisione è affidata (anche a livello di comitato esecutivo) a esponenti di imprese clienti della banca, essa può trovarsi a essere di fatto controllata dai suoi debitori" (p. 95).
Ecco il busillis. Per anni in Italia abbiamo avuto "debitori di riferimento", invece che seri "azionisti di riferimento".


Le Considerazioni finali si chiudono sempre con un messaggio di speranza. L'anno scorso era un invito agli imprenditori a tornare ad investire. Quest'anno il Governatore ha sottolineato l'importanza della dinamica delle aspettative e della fiducia nel futuro:
"La via della ripresa, non solo economica, non sarà breve, né facile. L’incertezza è insita nella transizione, rapida, verso un mondo molto diverso, più mobile e aperto, dove la tutela dei deboli deve coniugarsi con l’offerta di opportunità per i giovani. Politiche di ampio respiro vanno inserite in un quadro chiaro e organico di interventi. Chi investe, chi lavora e consuma, deve potersi confrontare con un programma che consideri tutti gli aspetti da riformare nella società e nell’economia, che promuova l’innovazione e il rispetto della legge, ispirandosi a principi di efficienza ed equità, che premi il merito e la responsabilità. Anche se le singole misure potranno essere attuate
in tempi diversi, non solo per i vincoli di bilancio, la visibilità di un disegno coerente rassicurerà i cittadini, rafforzerà quella fiducia nel futuro senza di cui ogni progresso è impossibile" (sottolineature mie, ndr).

Caro #Renzi, il Governatore ti ha passato la palla, ora devi fare goal con le riforme strutturali.