venerdì 27 febbraio 2015

La giustizia a-economica dell'Italia disastrata

Negli ultimi giorni sui giornali l'attenzione è stata posta sulla riforma della responsabilità civile dei magistrati, i quali - come tutte le corporazioni - cercano di difendere i loro privilegi.
Io, piuttosto, vorrei spostare il focus e concentrarmi sul funzionamento della giustizia italiana. Sentenze che non arrivano, rinvii a babbo morto, prescrizioni. Una lentezza che esaspera il cittadino.

Il problema della giustizia italiana è culturale. Come ben ha evidenziato il direttore generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi nel volume Controtempo. L'Italia nella crisi mondiale (Laterza, 2009), "la giurisdizione è intrinsecamente a-economica: essa è espressione di sovranità e garanzia dei diritti, dunque è una funzione senza costo e senza tempo, in cui ogni singolo processo ha un valore assoluto".
Rossi si rifà al giurista Cesare Mirabelli, che ha analizzato l'economia della giustizia (Donzelli, 2005). Questa assolutezza di principio esclude che si proceda a una valutazione di costi-benefici per la collettività. La sola cosa che conta à l'affermazione del diritto. Anche se avviene dopo 50 anni. Anche se il costo per il contribuente è senza senso. Anche se si hanno 20 gradi di giudizio con rinvii continui tra Corte d'Appello e Cassazione.
La giustizia cessa quindi di essere un servizio al cittadino, ma diventa un bene di valore infinito, da perseguire costi quell che costi, e senza limiti di tempo.

Rossi sintetizza efficacemente: "E' una concezione astratta e statica, destinata a rivelarsi incompatibile con il funzionamento di una economia moderna se non sarà sottoposta a profonda revisione".

Viceversa al cittadino interessa il servizio giustizia, interessa far valere i propri diritti in tempi ragionevoli, ad un costo, sotto forma di prelievo tributario, che abbia un senso. Non come l'ultima sentenza sull'amianto di Casale che ha sancito la prescrizione dopo 20 anni di processi sostanzialmente inutili.

Salvatore Rossi
Se si parte dal principio che il valore del servizio giustizia deve eccederne il costo, ne consegue che il valore del servizio giurisdizionale decade con il prolungarsi del processo: oltre una soglia temporale il beneficio netto per la società di trasforma in maleficio.

E' quello a cui assistiamo in Italia dove la giustizia è un'autentica catastrofe. Una delle cause primarie della ritrosia degli investitori internazionali a venire nel nostro Paese. Mario Draghi quando era governatore della Banca d'Italia, nel 2011 nelle sue ultime Considerazioni finali (p. 12) scrisse: "Va affrontato alla radice il problema di efficienza della giustizia civile: la durata stimata dei processi ordinari in primo grado supera i 1.000 giorni e colloca l’Italia al 157esimo posto su 183 paesi nelle graduatorie stilate dalla Banca Mondiale; l’incertezza che ne deriva è un fattore potente di attrito nel funzionamento dell’economia, oltre che di ingiustizia. Nostre stime indicano che la perdita annua di prodotto attribuibile ai difetti della nostra giustizia civile potrebbe giungere a un punto percentuale".

P.S.: si consiglia di leggere il dossier sulla giustizia realizzato da lavoce.info

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