lunedì 13 aprile 2015

Che emozione presentare il mio volume su Baffi e Jemolo alla Camera dei Deputati

B. Piccone nella Sala del Refettorio a Palazzo San Macuto
Nella bellissima cornice della Sala del Refettorio all'interno di Palazzo San Macuto - dove per anni si è riunita la Commissione Stragi, guidata dal quel galantuomo di Libero Gualtieri - il 30 marzo scorso ho presentato il volume di Paolo Baffi e Arturo Carlo Jemolo Anni del disincanto (Aragno Editore, 2014).

Questi i relatori che hanno accettato il mio invito alla Camera dei Deputati:
- Mauro Campus, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università di Firenze;
- Giampaolo Galli, economista e membro della commissione Bilancio della Camera;
- Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d'Italia.


Andreotti con Licio Gelli, capo della P2 
Lo storico Campus ha spiegato con dovizia che il volume sembra rivolto a specialisti, ma così non è. La sua valenza è maggiore. In seguito ha concentrato il suo intervento sulla storia dell'ingresso della lira nel Sistema Monetario Europeo. Nel carteggio Otmar Emminger, presidente della Bundesbank e Paolo Baffi si evince la forte stima presente tra i due. Anche grazie a questi rapporti, Baffi riuscì a convincere i tedeschi della necessità per l'Italia della banda larga (del 6%) diversa da quella tra le valute degli altri Paesi europei (2,25%). Campus ha potuto accedere anche all'archivio di Giulio Andreotti. Chissà in futuro se ci potrà rilevare qualcosa di succoso!

L'intervento di Giampaolo Galli lo possiamo suddividere in due: la prima di ricordi sulla sua amicizia con Baffi: "Fui assunto in Banca d’Italia nel 1978, quando Baffi era ancora Governatore. Ma l’allora Direttore Generale, Carlo Azeglio Ciampi, mi consentì di terminare il dottorato a MIT fino a tutto l’anno accademico 1979-80. Presi quindi servizio effettivo nel settembre del 1980, quando Baffi aveva già dato le dimissioni a seguito dalla orrenda vicenda che lo vide incriminato assieme a Mario Sarcinelli. Nel giro di poco tempo Baffi cominciò a chiamarmi e voleva spesso che fossi al suo fianco, per nessun particolare motivo. Per parlare. Io ero un giovane di 30 anni fresco di studi americani, avevo studiato e fatto ricerca con persone che a Baffi erano ben note (Franco Modigliani, Paul Samuelson, Robert Solow, Evsey Domar, quello del modello Harrod - Domar ). Baffi era curioso di capire come io vedessi il mondo".

Successivamente Galli ha analizzato con spessore il volume "Anni del disincanto", citando i passaggi che più lo hanno colpito. In particolare questo - che piace anche a me: "Il 31 dicembre 1969 Baffi aveva scritto a Jemolo il discorso immaginario dello Stato ad un risparmiatore:  “Se, impedito o dissuaso in ogni altra direzione,  affiderai il tuo peculio a una banca (…) io settore pubblico provvederò a dissiparlo, appropriandomene per finanziare disavanzi correnti dei vari enti in cui mi impersono: stato, comuni, regioni, istituti assistenziali, aziende municipalizzate e di stato; identico a me stesso solo e sempre nella mala amministrazione” (p. 15). E questo - afferma Baffi - lo direi dal “mio posto di partecipazione al governo e allo sgoverno della cosiddetta intermediazione finanziaria”.

Quale governo avrà il coraggio di tagliare la spesa pubblica e affrontare con il dovuto rigore il taglio della spesa corrente?  

Salvatore Rossi è stato colpito dall'"arguzia del curatore, che mescola molti talenti". Faccio veramente fatica a contenere la mia emozione. Non è cosa di tutti i giorni ricevere i complimenti del dg di Bankitalia.
Rossi coglie il punto nei suoi commenti incisivi al volume. Spiega come il carteggio Baffi-Jemolo occupi poco spazio, in termini relativi. Il vero valore del libro sta nella ricchezza dei riferimenti e nell'analisi dei diversi corrispondenti di Paolo Baffi, che rispondeva a tutti e intratteneva rapporti con più di 300 persone (Einaudi, Menichella, Calamandrei, Bocca, Gorresio, Scalfari, Zappulli, tra i tanti).

Salvatore Rossi, dg Banca d'Italia
Tocca a me. Trattengo il fiato. Un fiume in piena. Sono tante e troppe le cose che voglio dire. Ringrazio la Banca d'Italia tutta che mi ha supportato in questi anni, in particolare Alfredo Gigliobianco, capo della Ricerca Storica, e l'Archivio Storico della Banca d'Italia (ASBI), guidato da Alberto Baffigi.

Credo valga la pena ricordare - visto che ci troviamo in Parlamento - che la politica non ritenne di concedere a Baffi il seggio di Senatore a vita. Fu una colpa grave.



Luigi Spaventa

I rapporti di Baffi con la politica non furono certo facili. In un esplicativo articolo su Repubblica il 7 aprile 1990, dal titolo “Fu troppo onesto per piacere ai politici", Luigi Spaventa sprizzò indignazione nei confronti del presidente del consiglio Giulio Andreotti, capo del governo, allora, come nel fatale 1979. Spaventa riferiva che un mese prima Andreotti aveva ricordato Baffi “in modo singolare e nella singolare occasione della commemorazione di Sandro Pertini davanti alle Camere riunite. Andreotti legge 52 righe smilze dove sei riguardavano Baffi. Opportuno citarle così da far riflettere coloro che rimpiangono la prima Repubblica:

“L’intransigenza verso la dittatura fu la nota determinante del comportamento di Pertini. A chi gli proponeva, per il senato a vita, un illustre bancario ineccepibile sotti tutti gli aspetti, Pertini rispose: ”Non era con me quando lottavamo contro il fascismo”. E scelse Camilla Ravera”.
Dare del bancario a Paolo Baffi era un insulto alla memoria dell’uomo.
Sandro Pertini, presidente sopravvalutato

Anche Eugenio Scalfari, commentò la freddezza di Pertini con amarezza sentendo “quale sia la separatezza di queste persone schive ristrette nella loro scienza e al loro lavoro, prive di contatti e quindi di umane simpatie, al punto che perfino il più sensibile tra gli uomini del Palazzo, com’era certamente Pertini, ne ignora i meriti e i torti subiti".


Nel febbraio 1986, Mario Monti e Riccardo Franco Levi chiedero - dalle colonne del Corriere della Sera – al presidente Cossiga di nominare Baffi senatore a vita. La nomina poteva apparire un risarcimento dello Stato al governatore che aveva fatto muro contro le trame P2-Caltagirone-Sindona-Calvi. Ma anche questa volta il presidente rifiutò. Io scrivo: “Tra Baffi e Cossiga c’era un’eccessiva differenza nella concezione delle istituzioni”.
Lunghi applausi poi lascio la parola al prof. Lorenzo Infantino della LUISS che succintamente ricorda come il saggio di Paolo Baffi "Via Nazionale e gli economisti stranieri (1944-1953)" sia una fonte continua di riflessioni.
Io e Giuseppina Baffi ci abbracciamo, consapevoli che l'incontro è riuscito. Viene a salutarmi anche Andrea Jemolo, nipote di AC Jemolo, che si congratula per la qualità degli interventi. Anche Enrico e Alessandra Baffi vengono verso di me felici, riconoscenti nei miei confronti per aver riportato all'attenzione degli italiani un galantuomo di una competenza fuori dal comune, un fuoriclasse che porta il nome di Paolo Baffi.

9 commenti:

  1. Che giusta emozione, e che meritata soddisfazione caro Ben!
    Solo per merito di chi, come te, coltiva un solido e maturo rapporto di continuità con quelli, e con tutto quello che rappresenta - nella storia recente - la parte migliore di questo paese splendido, ma anche miserabile, mirabile, ma anche inadeguato alla cultura di una moderna civiltà occidentale, forse questo stesso paese sarà migliore.

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  2. Bene, certo quel passo in cui si mette in chiaro come le istituzioni finanziarie usano il tuo valore, il valore dei tuoi faticosi risparmi per coprire lo sperpero ed il latrocinio dell'apparato e delle persone con incarichi pubblici è molto forte.
    Ma che fare?. Ciao, nonno edoardo

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  3. Ricevo e pubblico:

    Caro Beniamino,

    complimenti di vero cuore per il tuo libro e per la tua presentazione alla Camera dei Deputati; ti ricordo sempre con molta stima e simpatia.

    Un cordiale saluto.

    Mario B.

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  4. Ricevo pubblico:

    complimenti prof.!!

    Claudia

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  5. Ricevo e pubblico:

    Bravo, orgoglioso di te.

    Non fare gaffe tipo accapigliarti con qualche deputato, però.

    ciao

    Stefano

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  6. Ricevo e pubblico:

    Ciao Ben sei una forza complimenti sei stato veramente bravo !!! Con stima e simpatia Claudio

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  7. Ricevo e pubblico:

    Bellissima cornice e bel pomeriggio. In tempi recenti, alterno costantemente la lettura del tuo libro a quella dei saggi sulla "Libertà" di Isaiah Berlin. L'accostamento, assolutamente involontario, probabilmente non è casuale. Grazie ancora Ben.

    Andrea

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  8. Le mie più vive congratulazioni prof. Piccone. Continui così.

    Cordialmente
    Valentina Ravasio

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