martedì 26 aprile 2016

L'Europa deve sostenere la Tunisia, baluardo laico contro l'ISIS

Ho passato un bellissimo week-end con la mia famiglia a Mondello, a due passi da Palermo, ospite di amici. Sicilia, terra irredimibile, sosteneva Leonardo Sciascia. E oggi ancora più di allora visto che, oltre alla terribile Assemblea Regionale Siciliana, vero simbolo dello sfacelo italico, la Sicilia deve affrontare le migliaia di immigrati che sbarcano sulle coste.

In una interessante intervista del direttore della Stampa Maurizio Molinari al presidente tunisino Beji Caid Essebsi, emerge una questione che tendiamo a sottovalutare, il necessario appoggio dell'Europa alla difesa della laicità in Tunisia, baluardo fondamentale per il Nord Africa. Infatti l'ISIS sta pianificando attacchi di terra in Tunisia dai campi della Libia.

Come dice Essebsi, "La Tunisia racchiude più identità, laiche e religiose, abituate a convivere nel rispetto reciproco...Ciò che conta è rafforzare i diritti delle donne, sconfiggere l'analfabetismo e la disoccupazione". Che ossigeno, che belle intenzioni!

Cosa dice il presidente tunisino, erede di Habib Bourghiba a proposito dell'islamismo? "L'islamismo non è un movimento religioso bensì politico il cui unico intento è la conquista del potere. Si tratta di persone violente, di terroristi che non hanno nulla che vedere con i musulmani perchè l'Islam è per il rispetto di tutti, nei testi fondamentali dell'Islam non c'è nulla di quanto i terroristi predicano all'unico fine di imporre il loro potere sugli altri".

La chiusura dell'intervista di Molinari à da ritagliare e conservare. Mentre guardavo il mare cristallino - dove Giovanni Falcone ogni tanto (all'Addaura) sognava di potersi immergere beato - pensavo al Commissario Montalbano, che si ritrova (mentre nuota di prima mattina) un corpo di un naufrago tra le braccia: "La Tunisia è come un albero: i suoi rami si allargano in tutta Europa, le sue radici affondano nell'Africa. Senza i rami l'albero non cresce e non dà frutti, ma se non si curano le radici muore".

Allora non possiamo chiudere gli occhi davanti alla tragedia del Mare di Sicilia. La strategia migliore è supportare gli stati come la Tunisia che cercano di venire fuori da soli da una gestione del potere che mira a distruggere l'economia locale.

martedì 19 aprile 2016

La Basilicata è l'unica regione dove si è raggiunto il quorum. Vediamo come spende bene le royalties del petrolio

La Basilicata è l'unica regione dove si è raggiunto il quorum nel referendum di domenica, il cui quesito complesso ha indotto la maggior parte dei cittadini a non andare a votare (quorum ego).
Anche in Puglia, dove il presidente della regione Michele Emiliano si è dato un gran da fare, il quorum non è stato raggiunto. Segno che tematiche complesse come il rinnovo delle concessioni petrolifere devono essere risolte dalla politica e non rimandate al cittadino, il quale delega le questioni a politici che si rivelano spesso dei quaraquaqua (Sciascia, cit.).

C'è da sottolineare come le Regioni siano spesso gestite con logiche di potere e di consenso che eludono la fornitura corretta e di qualità dei servizi essenziali, come la sanità. Aveva certamente ragione Giovanni Malagodi quando deprecava la nascita delle Regioni, che si sono rivelate un covo di malaffare, corruzione, sprechi e affossamento delle finanze pubbliche.

Cosa fa la Basilicata con le royalties pagate dall'ENI come diritto di estrazione?

La Regione Basilicata incassa di diritti/royalties annuali per circa 40 milioni di euro. Avrebbe senso creare un fondo sovrano regionale come ha ben fatto l’Alaska, visto che le risorse energetiche prima o poi si esauriranno.

Sul bilancio di qualche anno fa della Basilicata si possono trovare interessanti informazioni, che danno un'idea di come vengono spesi i soldi pubblici.
Ecco tre esempi di spesa senza senso:

- Art. 17 – Contributo ai maestri di sci, quantificato in 20.000 €; Come è noto in Basilicata si scia tutto l’anno e nascono campioni nazionali, come Gustavo Thoni, Piero Gros e il compianto Leonardo David.

- Art. 45 – Contributo ai Comuni per la gestione dei canili, quantificato in 600.000 €;

- Art. 48 – Processo completamento sisma ’80. “Al fine di sostenere il processo di completamento delle ricostruzione post sisma ’80, la Regione Basilicata si impegna a contratte un mutuo decennale da destinare ai comuni per far fronte alle esidenze di cui all’art. 3 dela legge n. 32/1992”.

A 36 anni dal terremoto in Irpinia, peraltro, siamo ancora a finanziare la ricostruzione! Rob de matt.

Nei Paesi seri si investono le risorse – per definizione scarse e in via di progressivo esaurimento – derivanti dall’estrazione del petrolio in attività di lungo termine. In Italia si finanziano a pioggia progetti obsoleti o ricostruzioni a 30 anni dal terremoto. Serve altro?

mercoledì 13 aprile 2016

La cultura dei Giovani Imprenditori di Confindustria lascia molto a desiderare

Federica Guidi e Gianluca Gemelli
Le intercettazioni relative alla vicenda della ministra Federica Guidi - che ha favorito il "marito"/non più "marito" Gianluca Gemelli affinchè prendesse una parte di business di un subappalto petrolifero a Tempa Rossa in Basilicata - ci inducono a riflettere sui valori fondanti dei Giovani Imprenditori di Confindustria, struttura in cui hanno fatto carriera sia la Guidi - presidente dei Giovani dal 2002 al 2005 - che Gemelli, vicepresidente nazionale e poi presidente dei Giovani Imprenditori di Siracusa.

In quali valori credono i Giovani Imprenditori? Quali regole seguono per conquistare un appalto, una concessione, un business, pubblico o privato? Qual è l'orientamento strategico di fondo, direbbe Vittorio Coda. Secondo loro, par di capire, è normale fondare i fattori critici di successo della propria impresa sull'influenza che si una su un ministro che ha il potere di modificare un emendamento?
Dalla vicenda emerge una concezione del mercato lontana anni luce dalla concorrenza e dal rispetto delle regole. Aveva ragione Roger Abravanel anni fa a criticare i Giovani Imprenditori e definirli figli di papa? Probabilmente sì.

Quando nel 2006 a Vicenza gli imprenditori di Confindustria si riunirono per parlare di "Concorrenza, bene pubblico", la bagarre creata ad arte con Diego Della Valle da Silvio Berlusconi con il suo arrivo in elicottero e la claque al seguito fecero perdere di vista la volontà di alcuni imprenditori di uscire dalle logiche del corporativismo e aprirsi veramente alla concorrenza, nazionale e internazionale.

Peccato perchè l'Italia ha certamente bisogno di fair competition e di enforcement, di sanzioni effettive per coloro che sono persistenti nella disapplicazione delle regole. Deve necessariamente aumentare la convenienza per coloro - e sono tanti - che rispettano le regole del gioco.

E' singolare come il giacimento petrolifero di Tempa Rossa - nell'alta valle del Sauro in Basilicata - sia non lontano da Chiaromonte (nel volume si nascose il vero nome e si inserì il nome di fantasia Montegrano), località visitata per mesi dal sociologo Edward Banfield nel 1974, da cui trasse il fortunato volume "Le basi morali di una società arretrata".

In questo libro Banfield descrisse mirabilmente la cultura del "familismo amorale" arrivando a ipotizzare che certe comunità sarebbero arretrate soprattutto per ragioni culturali. La loro cultura presenterebbe una concezione estremizzata dei legami familiari che va a danno della capacità di associarsi e dell'interesse collettivo. Gli individui sembrerebbero agire come a seguire la regola:
"massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo".
L'amoralità non sarebbe quindi relativa ai comportamenti interni alla famiglia, ma all'assenza di ethos comunitario, all'assenza di relazioni sociali morali tra famiglie e tra individui all'esterno della famiglia.

Sono passati 42 anni dal volume di Banfield e attendiamo ancora che il capitalismo familiare sano - vero pilastro dell'industria italiana - abbia la meglio sul "familismo amorale", così ben appreso dal duo Guidi-Gemelli.

Magari l'attuale presidente dei Giovani Imprenditori Marco Gay ha qualcosa da dirci in proposito.