martedì 27 settembre 2016

Se sei figlio di un prof fai carriera universitaria

Siamo alle solite. Il cambiamento è lontano. Stiamo parlando della "parentopoli universitaria", denunciata di recente da Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Anticorruzione.
Secondo Cantone sono tanti i casi in cui viene "istituzionalizzato lo scambio". In un ateneo del Sud, "nella facoltà giuridica è stata istituita una cattedra di storia greca e nella facoltà letteraria una cattedra di istituzioni di diritto pubblico. Entrambi i titolari erano figli di due professori della stessa università".
Siccome esiste una legge che vieta di far entrare all'università parenti di chi è già in cattedra, la fantasia italica esprime il meglio, pur di favorire un congiunto. Siamo tornati ai tempi di Edward Banfield, autore negli anni Sessanta del noto volume "Le basi morali di una società arretrata", dove si denunciava l'aberrante familismo amorale. Perotti, molti anni fa - ben prima di provare a incidere sul lato spending review - scrisse un amaro volume: "L'università truccata",  dove in un capitolo analizzava il numero enorme di omonimie negli atenei italiani. Si assumono i peggiori (parenti, ovviamente) e si ostacolano coloro che meritano. Meritocrazia? Ma quando mai. Il silenzio dei rettori e della Conferenza dei Rettori - la temibile e potentissima Crui - è eloquente.

Nulla di nuovo sotto il sole, mi si fa notare. E allora noi torniamo a denunciare il malaffare, Non è inutile ritornare a raccontare ciò che successe al premio Nobel Franco Modigliani:"“Arrivato negli States mi fu subito evidente come il sistema universitario fosse più umano ed efficiente rispetto alla insopportabile impersonalità delle università italiane: pochi baroni che insegnavano a masse di studenti sconosciuti, attorniati da piccole folle di petulanti e servili assistenti. Il cameratismo e l’amicizia che spesso nascono tra professori e studenti è una delle caratteristiche dell’insegnamento superiore degli Stati Uniti e una delle ragioni del suo indubbio successo”.

Nel 1955 tornai in Italia come lettore. La mia impressione negativa fu fortissima. Avevo scordato quanto profonde fossero le differenze fra il sistema di educazione universitario negli Stati Uniti e in Italia. Il sistema italiano era una struttura a tre caste, in cui i pochi, e per la maggior parte anziani professori, occupavano la casta superiore, immediatamente inferiore a Dio, mentre un gruppo consistente di speranzosi e servili assistenti rappresentava la seconda casta, lo strato intermedio, e gli studenti, dei quali nessuno si occupava, costituiscono la base della piramide”. Ci chiediamo se sia cambiato qualcosa dal 1955 ad oggi.

Il Rettore dell’Università di Roma mi definì, mentre ero già full professor, un “giovine promettente”. Modigliani racconta anche un altro episodio emblematico. In occasione di un convegno di economisti a Washington, il professor Corrado Gini (famosissimo statistico, inventore dell’indice di Gini sulla concentrazione del reddito e della ricchezza, ndr) – tirò fuori l’orologio dal taschino e chiese a Modigliani: “Senta, ieri mi si è rotto l’orologio, me lo potrebbe far accomodare, per cortesia, e poi me lo fa recapitare in albergo?”. Modigliani rispose che la richiesta avrebbe dovuto farla al garzone della portineria dell’albergo. “Così si saggiava di che pasta eri fatto. Quanto eri in grado di subire pur di accattivarti la benevolenza del capo. Questa è una delle origini profonde della crisi italiana. Perchè una classe dirigente che è stata selezionata in base alla sua capacità di subire umiliazioni, di non avere amor proprio, è quella che non è in grado di guidare l’Italia”.

Roberta D'Alessandro, docente di Linguistica all'Università di Leida in Olanda, intervistata dal Corriere della Sera, fa sapere che in Italia le hanno detto che è difficile "superare 'la concezione proprietaria' dei concorsi". Il concorso è mio e lo gestisco io, facendo passare solo i fedelissimi (anche se scemi), piuttosto che un soggetto valido, ma libero di pensare in modo diverso dal "barone". Sempre la D'Alessandro: "Non sa quante volte sono stata bocciata con lode: venivano da me e mi dicevano "Lei è bravissima, peccato che non potesse vincere...In Olanda sono diventata professore ordinario a 33 anni".

Una storia simile è raccontata da Federico Formenti, docente di Scienze Motorie a Oxford, che è stato sconfitto da una candidata "protetta" all'Università di Venezia. Ma è tutto al Tar e al Consiglio di Stato, quindi si definirà tutto nel 2054.
Vi ricordate il rettore Luigi Frati della Sapienza di Roma che assumeva i parenti - "Se lo meritano" - e organizzò la festa di laurea della figlia nei locali dell'Università? Cos'e pazze. Qui un bell'articolo di Roberto Perotti dal titolo evocativo "La Sapienza del familismo".

"Lasciate ogni speranza voi ch'intrate", scrisse Dante Alighieri. Si riferiva all'Inferno dell'Università italiana, dove, peraltro, gli operai sussidiano i figli di papà.

1 commento:

  1. Il 7 ottobre Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Anticorruzione scrive su Repubblica alcune interessanti considerazioni. Vale la pena leggerle:

    "Nello specifico universitario, però, non mi pare affatto realistico circoscrivere, come eccezionali, I fenomeni del “nepotismo” o della presenza di situazioni di conflitto di interesse, tanto più rilevanti in quanto rischi “connaturati” ad ambienti retti dale regole dell’autonomia e della valutazione affidata a componenti della comunità scientifica.
    I fenomeni non riguardano certo l’intero mondo universitario, ma sono purtroppo radicati e valgono, sia pure in percentuali minoritarie, a condizionare negativamente il concreto funzionamento degli atenei e della loro immagine esterna".

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