giovedì 18 maggio 2017

L'ondata migratoria e il mercato del lavoro italiano: impariamo da Spontini

Dopo anni in cui i migranti - con la complicità della situazione perenne di instabilità del Medio Oriente, dove il dittatore siriano Assad ha ammazzato (e continua a farlo) numerosi suoi concittadini - arrivano numerosi in Europa e sul territorio italiano (molti dalla Libia  -porto di partenza - divisa in tribù dopo l'assassinio di Gheddafi), alcuni ingenui parlano ancora di "emergenza immigrati". Così come i "mercati emergenti" non esistono più, sono belli che emersi, così è ora di compiere dei ragionamenti strategici sul futuro demografico italiano.

Gli immigrati non vanno lasciati nei centri di accoglienza - spesso di parla di C.a.r.a., che significa Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo" - per mesi senza fare nulla. Vogliamo parlare del Cara di Capo Rizzuto dove ai migranti viene somministrato cibo per maiali? Le persone in arrivo vanno educate e valorizzate. Perchè non impariamo dai tedeschi che organizzano corsi di tedesco ai migliaia di siriani in arrivo? Noi italiani perseguiamo il modello passivo. Diamo da mangiare e stop. Non chiediamo nulla. Così la gente appena buca le reti, scappa e va alla ricerca di un lavoro nel nord Italia o in Europa.
La sociologa Chiara Saraceno su Repubblica ha scritto: "Lo Stato finge di ignorare che concentrare masse di persone tutte insieme, affidandole a "impresari dell'accoglienza" che nulla sanno in che cosa consista, è la via sicura per creare emarginazione, imbroglio, maltrattamenti".

Tempo fa ho raccontato il modello "Riace", paese calabrese (RC), rinato grazie agli immigrati, che il sindaco e la comunità del paese hanno instradato ai lavori manuali. Domenico Lucano, primo cittadino di Riace ha detto: "Abbiamo utilizzato le case abbandonate del centro storico per trasformarle in centri d'accoglienza. Abbiamo fatto assolutamente l’impossibile per i migranti e dato una risposta chiara trasmettendo un messaggio d'umanità: è possibile una dimensione alternativa ai ghetti, alle barriere e ai cancelli". Dei duemila abitanti di Riace, più di 500 non sono nati in Calabria. Arrivano dall'Afghanistan, dal Senegal, dal Mali, hanno rischiato la vita attraversando il Mediterraneo e a Riace hanno trovato una casa.
Qui non ci sono centri d’accoglienza, qui ai migranti diamo una casa vera”, ha detto Lucano. Hanno salvato Riace da povertà e desertificazione. Strade e case svuotate dall’emigrazione sono state ripopolate da una comunità multietnica che ha riportato in vita anche gli antichi mestieri. Hanno riaperto laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare.


Dobbiamo accogliere i migranti - un tempo eravamo noi a cercare fortuna nelle "Americhe" -, forniamo loro l’istruzione necessaria e facciamoli lavorare. 
Un esempio in tal senso è fornito da Spontini, storica pizzeria milanese, nata in via Spontini, e ora, grazie alla fattiva abilità e determinazione di Massimo Innocenti - uomo dalle mille energie - intenta ad allargare il proprio raggio di azione, con l'apertura di numerosi punti vendita, sia a Milano che fuori.
Massimo Innocenti
Innocenti, invece di andare ai convegni - come fanno molti imprenditori - e bearsi a parole di meritocrazia - agisce. Parla con i fatti. Che contano di più. E' convinto che spesso gli immigrati abbiamo più voglia di lavorare, siano più motivati. Hanno il "chill in the belly". Nelle pizzerie di Spontini ben 64 dipendenti su 178 (ben il 36%) sono stranieri.
Aver vissuto un'infanzia difficile è un incentivo a riscattarsi. Quante volte vediamo figli viziati, abituati a tutti gli agi? Come ha ragione lo psicanalista Massimo Recalcati quando parla della fine del desiderio. Se ho tutto, cosa posso desiderare? Se i padri dicono solo sì - per quieto vivere - diventiamo una società senza Legge e senza padri, come scrive Eugenio Scalfari.

Alla pizzeria Spontini in piazza cinque Giornate lavora come direttore Aleksander Gjegji, 45 anni. Un fedelissimo. Lavora da Spontini 20 anni. Ha iniziato come cameriere nella prima pizzeria in via Spontini, è diventato responsabile di sala per poi crescere fino a diventare responsabile di negozio nel 2011, quattro anni fa.
Aleksander è arrivato in Italia nel 1999. In Albania era poliziotto, poi è andato in Svizzera per fare un corso di perfezionamento e da lì si è spostato in treno in Italia. Si è licenziato da poliziotto ed è rimasto nel nostro paese. Ha trovato subito lavoro come cameriere a Rimini, dove è rimasto 5 anni. Avendo però parenti che vivono a Milano, veniva spesso in città. Un giorno, passando per Via Spontini, ha visto per caso l’annuncio di ricerca del personale attaccato sul vetro della pizzeria, è entrato. Ha parlato col Sig. Innocenti che gli ha concesso subito un periodo di prova e così è diventato aficionado di Spontini.

Aleksander è molto grato a Spontini, gli ha permesso di realizzarsi. Si è creato una famiglia, ha sposato una ragazza albanese che adesso vive con lui a Milano. Tre figli, perfettamente integrati, che parlano italiano, inglese ed albanese.
I demografi continuano a segnalare la decrescita - mica tanto felice - delle nascite. Siamo rimasti 60 milioni negli ultimi 20 anni solo grazie agli immigrati e al fatto che le donne straniere in età fertile  fanno più figli delle madri italiane. Abbiamo perso la fiducia nel futuro. Non è questione di reddito. Gli immigrati stanno meno bene di noi. Ma vedono prospettive che noi non vediamo più, chiuso nel nostro bozzolo depresso.
Come dice il nuovo presidente appena eletto Emmanuel Macron, dobbiamo tornare a sperare, a uscire dalla paura, ad aver fiducia nel futuro. Sta in noi (Donato Menichella, cit.).
 

Nessun commento:

Posta un commento