martedì 26 settembre 2017

Il governo Merkel in Germania con i liberali di Lindner: uno stimolo al lassismo italico

Tutti, dico tutti, i commentatori delle elezioni tedesche hanno sancito che l'integrazione europea subirà dei rallentamenti e l'Italia ne subirà le conseguenze. La tesi è che la fine della Grosse Koalition - dopo la sconfitta dei socialdemocratici guidati da Martin Schultz - condurrà a politiche meno permissive nei Paesi che infrangono le regole in Europa previste dal Patto di stabilità e crescita (evoluzione del Trattato di Maastricht).
Domenica sera a scrutinio ancora aperto, il leader del partito liberale tedesco (Fdp) Christian Lindner ha ribadito - in coerenza con ciò che ha sostenuto in campagna elettorale - quale è la sua linea politica: "Un bilancio dell'Eurozona dove i soldi andranno verso la Francia per finanziare la spesa pubblica o verso l'Italia per riparare i disastri di Silvio Berlusconi è impensabile".L'ex ambasciatore italiano a Bonn e Berlino Michele Valensise - oggi direttore di Villa Vigoni, centro italo-tedesco per l'eccellenza europea - ha spiegato la profonda differenza di visione tra tedeschi ed italiani sul ruolo del futuribile ministro delle finanze europeo. I tedeschi pensano debba essere un "poliziotto", un controllore di conti, i paesi mediterranei lo vorrebbero dispensatore di risorse.
Christian Lindner
Nel corso di questi anni l'Italia a livello di finanza pubblica ha lasciato correre la spesa corrente e tagliato drasticamente gli investimenti. In Italia ahinoi abbiamo ancora l'idea peregrina che basti scavare una buca e poi ricoprirla per creare ricchezza. Bell'idea che abbiamo delle politica ancicicliche suggerite da John Maynard Keynes (che in pochi hanno letto veramente, come dice spesso Pierluigi Ciocca)!

Allora ben venga Herr Lindner a dettare le regole. Siamo un paese indisciplinato che pensa ancora di creare ricchezza col disavanzo. Nel suo ultimo intervento - Sviluppo dell'economia e stabilità finanziaria: il vincolo del debito pubblico - il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha ben argomentato che "l'espansione del disavanzo pubblico non può, di per sè, sostenere stabilmente l'attività economica. Del resto dall'avvio dell'Unione monetaria l'Italia ha registrato disavanzi prossimi o superiore al 3 per cento del prodotto per 15 volte...Se c'è carenza di infrastrutture in Italia, le ragioni vanno ricercate soprattuto nella qualità della spesa, non nelle regole di bilancio".
Vogliamo andare in Europa e sbattere i pugni sul tavolo? Facciamolo, ma per aumentare gli investimenti, non per finanziare bonus cultura o spesa pubblica improduttiva.

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